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Manova-Exklusivgespräch: Claudia von Werlhof – Die große Verwirrung

Im Manova-Exklusivgespräch mit Elisa Gratias erläutert die emeritierte Professorin für Politikwissenschaft und Frauenforschung Claudia von Werlhof den bisher tabuisierten Ursprung der aktuellen Krisen.

Unsere Welt wird immer künstlicher. Beim Aufenthalt in der Shopping-Mall nach einem Waldspaziergang ist diese Erkenntnis besonders schmerzhaft. Die meisten Menschen im Westen wurden bereits in diese Kunstwelt hineingeboren und halten sie zum Großteil für normal. Der technische Fortschritt ist unsere Religion. Die neuzeitliche Wissenschaft ersetzt die Naturordnung durch eine künstliche Ordnung, von der sie behauptet, sie sei besser. Doch etliche Naturwissenschaftler beobachten oft nur zerstückelte Teile aus der Natur und fokussieren auf einen winzigen Ausschnitt. Claudia von Werlhof kritisiert seit Langem die vierte industrielle Revolution, die ganze Gender- und Klimadebatte sowie die fehlenden Auseinandersetzungen zu Geoengineering und Nanotechnologien, ja Technik im Allgemeinen. Im Manova-Exklusivgespräch erklärt sie ausführlich, wie all dies mit der Entwicklung des Patriarchats zusammenhängt und was dieser Begriff wirklich bedeutet. Sie fordert, dass wir endlich erkennen müssen, was um uns herum passiert, um die Verwirklichung des Transhumanismus-Albtraums zu verhindern.

Die westliche Industriegesellschaft basiert auf der Zerstörung unserer natürlichen Lebensgrundlagen. Weite Teile der Arbeitswelt und unseres Konsumverhaltens basieren auf der Methode, die Natur zunächst zu zerlegen und danach in etwas Künstliches zu verwandeln. Dieses Vorgehen stammt aus der Alchemie, einem Begriff, mit dem die meisten heute obskure Experimente verbinden, die längst gescheitert sind. Die Maschine ist aus der Sicht ihrer Erfinder das neue Leben. Doch ohne Energie ist die Maschine nur ein Haufen Schrott. Auch die moderne Alchemie der Naturwissenschaften ist zum Scheitern verurteilt. Doch, ob wir dieses Scheitern überleben, ist die andere Frage.

Claudia von Werlhof erkannte diese Zusammenhänge im Laufe ihrer lebenslangen Forschung und formulierte die Erklärung dafür in ihrer „kritischen Patriarchatstheorie“. Sobald jedoch der Begriff Patriarchat fällt, hören sehr viele weg. Es ist Zeit, zu erkennen, dass dieser Begriff wie so viele andere — Verschwörungstheoretiker, Querdenker, Coronaleugner — völlig „verhunzt“ gebraucht wird.

Im Manova-Exklusivgespräch erklärt die Forscherin ausführlich, was er wirklich bedeutet, und wie er sich bis in den Transhumanismus fortsetzt. Für eine lebenswerte Zukunft müssen wir endlich erkennen, was eigentlich um uns herum los ist. Ihre kritische Patriarchatstheorie betrifft alle Bereiche: das Klima, die Ökologiefrage, die Gender-Debatte, den Transhumanismus und die vierte industrielle Revolution.

Il patriarcato come distruzione di ogni civiltà, ovvero il fallocrate fallisce

Ringraziamo Anna Schgraffer per questo contributo offerto al nostro blog.

Claudia von Werlhof è una professoressa emerita di Scienze Politiche presso l’Università di Innsbruck. Ha partecipato alle iniziative della Scuola di Bielefeld dal 1975 al 1986, dove ha sviluppato la Teoria Critica del Patriarcato. Durante quegli anni, la Ricerca delle donne all’interno delle istituzioni accademiche ha aperto nuove prospettive sulla questione dell’oppressione patriarcale e sulla liberazione di tutta l’umanità. Lei è fondatrice della prima cattedra austriaca della Ricerca sulle donne. Tuttavia, con l’avvento della globalizzazione, l’accademia ha preferito sostituire questa ricerca con gli Studi di Genere e l’”ideologia gender”. Werlhof, al contrario, ha radicalizzato la sua impostazione ecofemminista fondando il FIPAZ, un Istituto di Ricerca per la Critica del Patriarcato e le Civiltà Alternative. Questa è stata solo la prima di molte altre iniziative.

Le sue tesi nel frattempo si sono sviluppate, ampliate e approfondite al punto da arrivare a elaborare una completa, originale teoria sociale, con molti interventi da attivista impegnata calati interamente nel vivo dell’attualità politica, economica, sociale contemporanea. In Italia nel 2014 è uscita un’antologia di sette suoi scritti a cura di Bruna Bianchi dell’Università di Venezia (Nell’età del boomerang. Contributi alla Teoria Critica del Patriarcato, ed. Unicopli).

Nell’intervento qui presentato si espone una versione molto sintetica della teoria sociale che interpreta il patriarcato come una civiltà per sua natura votata al fallimento e all’autodistruzione. Si tratta di un contributo al Convegno internazionale della “Freie Linke” a Vienna, svoltosi nel maggio 2023. Le danze del dibattito sono aperte…

La crisi e il capitalismo. La crisi del capitalismo

di Claudia von Werlhof

(Meeting Internazionale di Vienna, 27-29.5.2023. Sessione serale del 27.5.2023).

Nella seconda “Grande Trasformazione” l’utopia del capitalismo come mondo del Padre – ovvero il Nulla del patriarcato – è vicina!

La rivoluzione dall’alto

Noi ecofemministe avevamo già analizzato decenni fa i limiti del capitalismo globale. E abbiamo indicato la via d’uscita, cioè l’economia e la cultura di una prospettiva di sussistenza egualitaria postcapitalista emergente dalla periferia, dal Sud globale (Bennholdt-Thomsen, Mies, Werlhof 2001). Oggi invece stiamo sperimentando l’inizio di una nuova politica globale che mira a trasformare la civiltà attuale in una misura che ricorda la prima “Grande Trasformazione” (Polanyi) dal medioevo all’epoca moderna, dal feudalesimo al capitalismo. La Seconda Grande Trasformazione di oggi comunque non ha niente a che vedere con una svolta verso rapporti sociali postcapitalisti, sebbene faccia uso di molti concetti come “green”, ecologico o alternativo nel senso di non più orientato alla crescita. Il presente processo di trasformazione tuttavia non è stato pienamente descritto né analizzato, per non parlare del ruolo e del futuro del capitalismo che contiene.

La Seconda Grande Trasformazione include innanzitutto politiche di una drastica riduzione della popolazione a livello mondiale, come già raccomandato dal Club di Roma nel libro I limiti dello sviluppo del 1971, e oggi di nuovo da Dennis Meadows, uno dei suoi autori principali nonché membro del Forum Economico Mondiale a Davos. Meadows si esprime apertamente in favore della scomparsa dell’86% della popolazione mondiale, cioè 6 miliardi di persone (Meadows 2022)!

Che incredibile dichiarazione di guerra e di violenza, disprezzo e odio, di fallimento e bancarotta da parte di coloro che hanno potere sui risultati del sistema che essi stessi hanno costruito negli ultimi 500 anni, il moderno sistema mondiale, conseguenza della Prima Grande Trasformazione!

Così proprio loro, paradossalmente, definiscono “nemico comune dell’umanità” non se stessi, ma noi, il popolo (Engdahl 2023, p. 2), al punto da far sembrare che non ci sia altro modo per uscirne che eliminare noi dal pianeta!

Logicamente è dunque previsto che subentri una de-industrializzazione su vasta scala, in modo che il consumo di risorse cali drasticamente. La crescita illimitata, una delle principali questioni del capitalismo, oggi dev’essere limitata, poiché le risorse sono limitate su un pianeta limitato. Non c’è da stupirsi; ma le conseguenze da delineare potrebbero essere di natura totalmente diversa, per esempio – come abbiamo proposto – l’abolizione del capitalismo e la svolta in direzione di una società alternativa postcapitalista. E cosa se no?

Il nuovo progetto di decrescita, comunque, si basa sull’assunto di una cosiddetta crisi climatica causata dal CO2, il diossido di carbonio o anidride carbonica, emesso dalle industrie tradizionali tramite l’uso di combustibili fossili. L’asserito pericolo del CO2, tuttavia, è un mito inventato e sostenuto dal medesimo Club di Roma, dalla Conferenza ONU di Rio del 1992 e dall’Agenda ONU 2010 – 2030, e infine dall’IPCC, International Panel on Climate Change. Il mito del CO2 può essere usato alla perfezione come pretesto universale in grado di legittimare una sorta di rivoluzione generale dall’alto che conduca al collasso pianificato della civiltà moderna dal punto di vista economico, tecnologico, politico, sociale, psicologico e infine ideologico, morale ed etico. Sarebbe seguito da una politica “alternativa” invertita, green e sostenibile, di un nuovo sistema globale, che si presume sia necessario in vista di quella che è chiamata una prossima catastrofe climatica. La quale – se accadesse – non avrebbe comunque proprio niente a che fare con il CO2, bensì con gli effetti di decenni di guerre che si sono succedute nel tempo, causate da tecnologie di geoingegneria militare messe in atto ma sempre negate (Bertell 2020; Werlhof 2021).

C’è bisogno di un’ulteriore analisi allo scopo di definire questo processo nel suo più ampio contesto storico e nelle sue dimensioni e, cosa più importante di tutte, rivelare il suo vero scopo, poiché non esiste nessuna alternativa a esso!

Il processo di cambiamento globale dall’alto ha cominciato a essere percepito in modo diretto tre anni fa, con l’inizio dell’emergenza sanitaria (quella del “Coronavirus”) che ha messo fisicamente sotto attacco l’umanità su scala mondiale, trattandosi di una sorta di biopolitica (Foucault) praticata dalla maggior parte dei governi a livello globale, in accordo con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS – WHO), che oggi dovrebbe esser chiamata World Death Organization, WDO, Organizzazione Mondiale della Morte, echeggiando l’informazione integrativa fornita da Michael Yeadon, ex-Vice-Presidente Pfizer (Yeadon 2023). Al momento l’OMS, in quanto organizzazione a finanziamento principalmente privato, sta cercando di diventare lo strumento base di un “New World Order“, un “Nuovo Ordine Mondiale”, e sta cercando di cancellare nientemeno che il concetto di diritti e di dignità umani dalla dichiarazione della sua missione (Behrendt 2023). Questo, in realtà, è semplicemente logico se consideriamo il ruolo svolto nella crisi del Coronavirus e la sua agenda attuale.

Nel frattempo le iniezioni praticate in tutto il mondo e passate sotto il nome di vaccino contro il Covid-19 sono state somministrate a 5 miliardi di persone, e includevano una trasformazione genetica dei corpi delle persone. Comunque, non c’è stato alcun “consenso informato” relativo a questo trattamento, poiché era basato su un’arma biologica sviluppata dalla DARPA, il laboratorio di ricerca del Pentagono (Latypova 2023, e Bhakdi, Coleman, Kaufmann, van den Bosschen), perciò in contrasto con le norme del Codice di Norimberga del 1947 (Sopravvissuta all’olocausto, Sharav 2023: “Never again is now global!”). E così ora si comincia a osservare nel mondo intero un crescente aumento di mortalità correlata alla diffusione della “vaccinazione”.

Durante i lockdown il Big Capital, specialmente Pharma, Finanza e Tecnologie Digitali hanno raddoppiato i propri profitti (Chossudovsky, E. Wolff), mentre piccole e medie imprese gettavano la spugna. Si è aggiunta poi una crisi energetica, seguita dall’inflazione, e il sostegno finanziario e militare all’Ucraina nella sua guerra con la Russia che comporta l’impoverimento della sfera pubblica e altro ancora.

Mentre le energie fossili saranno proibite, le cosiddette energie alternative, rinnovabili, non sono ancora disponibili in quantità sufficienti, e/o non ci saranno mai nella misura di cui ci sarebbe bisogno, poiché le materie prime necessarie si esauriranno (litio, terre rare, uranio), mentre la nuova rivoluzione industriale, la quarta, prevede una nuova crescita del fabbisogno energetico del 70%, basata sulla digitalizzazione di tutto. In altre parole il nuovo sistema energetico in realtà potrà funzionare solo se la maggior parte di noi non ci sarà più!

Le nuove politiche sono chiamate “Green New Deal” e “Great Reset“, e sono portate avanti da qualcuno molto, molto al di sopra delle nostre teste (Rifkin; Schwab/Malleret). Questi non hanno in mente di ritornare ad alcunché di normale, bensì di andare verso una cosiddetta “nuova normalità”, tramite la prevista fine delle industrie tradizionali, della proprietà privata, del denaro contante o anche tramite la fine dell’Homo sapiens maschio e femmina, estinguendoli o trasformandoli entrambi in trans o post-umani, “fusi” con macchine presunte intelligenti o altre macchine, come l’Internet of Things (Internet delle Cose) o l’Internet of Bodies (Internet dei Corpi). Così il proletariato sta per essere abolito nello stesso modo in cui è stato creato: con la forza.

La fine del capitalismo?

Ci sono analisti che stanno interpretando complessivamente questi cambiamenti come la fine del capitalismo, come un “nuovo feudalesimo” o come la via al “socialismo” e al comunismo.

Io penso comunque che stia accadendo qualcosa di molto differente. Penso che invece ci stiamo approssimando alla piena realizzazione di una civiltà che io chiamo “patriarcato” e alla sua utopia, la megamacchina! (Werlhof 2011)

Il capitalismo è inserito all’interno della civiltà patriarcale

Il capitalismo è stato perlopiù definito in un modo abbastanza riduttivo e questa definizione non può spiegare il suo ruolo e il suo futuro rispetto a quanto sta accadendo ora.

È mia la tesi secondo cui bisogna comprendere il capitalismo come parte di un sistema più vasto: la nostra civiltà. D’altra parte, questa civiltà non si caratterizza a sufficienza definendola solo come “moderna”, il “moderno sistema mondo” (Wallerstein), o “sistema capitalista mondiale”.

Una volta che abbiamo definito questa civiltà in un modo appropriato, includendo la sua storia, possiamo vedere la sua relazione con il capitalismo. Saremo in grado di capire che il capitalismo non è indipendente da essa, ma è esattamente il risultato di questa civiltà più antica di lui, e ne assume al meglio le caratteristiche. Mentre il capitalismo oggi ha circa 500 anni di età, la civiltà a cui appartiene ne ha circa 5000: il suo nome è patriarcato (Gimbutas).

Il patriarcato, un mondo fatto dall’uomo (maschio)

Il patriarcato come civiltà dev’essere spiegato più ampiamente, poiché in un tempo di guerra dell’informazione tutti i concetti vengono fatti a pezzi e non possono essere compresi nel loro reale significato.

“Il nucleo centrale non riconosciuto della crisi. La modernità e la mal-creazione del mondo al maschile, ovvero l’esaurimento totale del mondo.”

Patriarcato significa molto più del semplice “dominio maschile”, poiché ha sviluppato un’utopia basata nientemeno che sul sovvertimento dell’ordine naturale. Da circa tre millenni la civiltà del patriarcato cerca di realizzare questa utopia, questo progetto di creare un mondo fatto dal padre o dal maschio. Si suppone che questo nuovo mondo sia un mondo di padre/pater/father e archè, che significa origine, dunque grembo. Questo progetto è utopico in quanto il mondo naturale è organizzato nel modo opposto, e cioè è un mondo fatto dalla madre e dalla natura, un mondo in cui si entra nascendo. Questo è da sempre l’ordine del nostro Pianeta. Quindi, l’intento di sovvertire quest’ordine, non solo ideologicamente ma anche nella pratica, ha avuto bisogno di precisi presupposti per svilupparsi, poiché per tutto il tempo passato si riteneva controproducente misurarsi con Madre Natura anziché cooperare con lei e comprenderla; lei elargiva latte e miele, vita e abbondanza a tutti e assicurava la continuazione di questa vita tramite la femmina, la donna e la madre e la loro cultura.

Questa specie di Età dell’oro presente in tutto il mondo con le civiltà matriarcali – vocabolo che deriva da madre/mater/mother e archè, il grembo, che significa anche “all’inizio la madre” (Göttner-Abendroth) – è durata a lungo, fino a quando è comparso il suo opposto, un violento patriarcato che iniziò a sovvertire l’ordine naturale e la relativa cultura. La storia del patriarcato dice infatti che in realtà la natura stessa vuole che gli uomini maschi creino la vita e il mondo in generale e anche se le donne sarebbero state le prime a farlo, fallirono rimanendo a un livello primitivo: non erano abbastanza buone per la natura e per Dio, definito sempre come “Padre” in quanto presunto Creatore di tutto. Seguire la nuova “vera” natura perciò significò, da quel momento in poi, cominciare a inventare una contro-natura, una non-natura, un’anti-natura, una natura al di là della natura, una natura migliore, o una cosiddetta seconda natura – che sarebbe stata esattamente l’opposto della prima: in una parola, una natura maschia. Solo questa natura era da rispettare e considerare buona, perfetta, una natura nel nome di Lui, nel nome di Dio, il Padre, o Colui che governa.

Perché mai emerge questa idea folle – che pare si cerchi di realizzare solo oggi – accompagnata da una guerra contro tutta la vita, le madri, le donne, tutti noi e anche la Terra stessa come pianeta?

Patriarcato e guerra – l’inversione delle tecniche

L’idea che l’origine sia il padre invece della madre cominciò a svilupparsi con la guerra come risultato di “migrazioni catastrofiche” provocate da grandi catastrofi climatiche in Asia, migliaia di anni fa. E la guerra fu dapprima inventata come un mezzo di predazione, conquista e sottomissione di altri. Alla fine creò lo Stato, la nuova forma di organizzazione sociale dopo la conquista.

Fu solo 6000 anni fa che la guerra come principale invenzione del primo patriarcato cominciò a distruggere il mondo, e ciò è molto visibile a partire dall’Età del ferro, nel II millennio a.C. La guerra è ancora la sua principale invenzione e col tempo si è evoluta in guerra mondiale contro ogni cosa, tutta la vita, le piante, gli animali, e in ultimo contro l’essere umano in quanto tale. Questa è la più recente invenzione del patriarcato: il progetto di abolire l’Homo sapiens e la stessa umanità, dando al progetto il nome di “umanità aumentata” e di evoluzione superiore! Tutto questo perché il patriarcato, in quanto civiltà e all’interno della sua propria logica, è di fatto inteso a mettere fine in tutto e per tutto alla civiltà basata sull’essere umano.

La guerra è una tecnologia della distruzione, ed è la tecnologia del patriarcato, anche in tempo di pace. È il metodo per mettere tutto sottosopra, per rovesciare tutto. Ciò è esattamente quello di cui ha bisogno il patriarcato allo scopo di avvicinarsi a realizzare la sua utopia: una creazione maschile del mondo.

Le tecniche patriarcali sono state spesso sviluppate sulla base di altre tecniche che appartenevano alle antiche matriarchie, che furono oggetto di conquista da parte dei guerrieri patriarcali. Ho scoperto che una cosa molto importante per lo sviluppo delle tecniche patriarcali è stata l’antica alchimia, la prima “madre di tutte le scienze”, ma sotto il patriarcato anche il cosiddetto ermetismo del periodo ellenistico dell’antico Egitto, per esempio.

L’alchimia una volta si basava sulle tecniche delle coltivatrici, madri e donne sapienti e uomini impegnati a proteggere e permettere lo sviluppo di tutta la vita. Dopo la conquista se ne impadronirono i conquistatori che in Egitto divennero i Faraoni, che significa i Padri. Costoro rovesciarono queste tecniche nel loro opposto allo scopo di produrre risultati opposti, cioè una vita fabbricata dall’uomo maschio (Werlhof 2023).

Una nuova alchimia e l’invenzione della moderna tecnologia. La macchina come nuova “vita”

È stato un processo storico di migliaia di anni di tentativi ed errori, finché il metodo di un’alchimia patriarcalizzata per produrre l’Oro e la Vita apparve in Europa durante il Rinascimento e anche prima.

Quest’alchimia invertita cominciò a diventare parte delle emergenti scienze naturali e con esse del capitalismo. E così la scienza moderna si è sviluppata sulla base dell’alchimia patriarcale “ermetica”, e ha portato l’alchimia al suo primo apparente successo storico con l’invenzione della macchina – il reale opposto della natura, della vita naturale e di una madre che dà alla luce – affermando che la macchina è una natura che offre una vita migliore e superiore!

Dal mio punto di vista, la macchina può essere considerata come il risultato più tipico dell’applicazione del metodo alchemico trasformato in modo patriarcale che consiste in tre passi: 1) la cosiddetta mortificazione della materia vivente, ad esempio la sua morte o dissoluzione, dissezione o smembramento; 2) la sua nuova coagulazione con altre materie per formare il cosiddetto Opus Magnum, o Grande Opera, la nuova creazione, e 3) l’invenzione e l’applicazione della cosiddetta Pietra filosofale, un elisir o un mezzo generale che si suppone garantisca ovunque il successo e la velocità del processo di creazione, che dunque non avrebbe più bisogno di migliaia di anni per raggiungere un altro stadio di “evoluzione” presunto superiore. La Pietra filosofale del capitalismo radicato nel patriarcato oggi è la macchina, e quella della macchina è l’energia! La questione dell’energia quindi è assolutamente centrale nel presente e nel futuro, perché senza di essa la macchina non va, e quindi non “vive”.

Il carattere distruttivo del patriarcato capitalista e la megamacchina

Seguendo la logica patriarcale, i prodotti della moderna alchimia sono stati presentati come il meglio della natura e anche come l’invenzione stessa della vita, come se la scienza moderna avesse fatto qualcosa che nessuno avrebbe mai osato fare prima: dal XVI secolo in avanti ha negato l’esistenza stessa della vita, dichiarando che la natura sarebbe materia morta e definendo ciò che a quanto pare è vivo come il semplice risultato di meri processi fisico-chimici.

In questo modo gli scienziati possono distruggere la natura a piacimento senza che si dica che sono degli assassini, dato che la natura si suppone sia già morta in partenza. Il colmo secondo questa logica è che quegli scienziati potrebbero affermare che le loro invenzioni sono differenti, e cioè che sono vive!

Ma se la morte tramite mortificazione è la base della produzione di ogni cosa, è ovvio che tanta violenza facilita la constatazione che oggi ogni cosa sta venendo distrutta anziché essere viva. La ragione della cosiddetta “morte della natura” (Merchant) ovviamente non è mai stata riconosciuta. Il capitalismo invece si rivela essere un “kaputt-alismo”, un distruttore, dato che questo metodo era ed è applicato non solo nei laboratori, ma anche nelle fabbriche, ed è stato usato ovunque: nell’educazione e nella scuola, nella politica, nella famiglia, in ogni sorta di istituzione (Illich).

La Santa Inquisizione per esempio ha potuto torturare e bruciare sui roghi donne vive dichiarando che erano cattive e malvagie per natura, e preparando grazie a questa forma di mortificazione le condizioni per la comparsa di una nuova natura femminile che poté essere addomesticata, resa obbediente così da essere considerata una femminilità migliore. Questo ideale alchemico fu poi realizzato sulle casalinghe, prive di retribuzione, e sulle madri del proletariato capitalistico, contribuendo con una sorta di continua accumulazione originaria imposta a forza con la mortificazione (Werlhof 2015) all’accumulazione di capitale in generale.

Fu così che, quando inventarono la macchina allo scopo di rimpiazzare la natura vivente e la gente (Werlhof 2004), gli scienziati e gli ingegneri proclamarono di aver creato la vita stessa, come fossero Dio, semplicemente affermando che la macchina era viva. Una mera tautologia! Dissero di essere loro stessi i creatori della vita, visto che dal loro punto di vista non esisteva nessuna vita prima che fosse inventata la macchina. È questo il vero “mito” della macchina (Mumford).

L’intera storia della macchina a partire dal XVIII secolo è accompagnata dall’idea e dal desiderio di vederle “aprire gli occhi” e dare prova della sua consapevolezza come essere cosciente, avendo sviluppato contemporaneamente uno spirito e anche un’anima. Oggi a essere ritenuta viva e anzi il miglior essere vivente è la AI, intelligenza artificiale, più intelligente di un essere umano, praticamente immortale, una vita al di là della carne e della morte.

L’utopia patriarcale consiste nel trasformare l’intero mondo in un’unica macchina, la megamacchina (concettualizzata per primo da Mumford) concepita come sostituto della natura in quanto tale. Ed è il capitalismo che aveva e ha bisogno di realizzarla! Senza capitalismo il patriarcato non sarebbe stato capace di avvicinarsi sempre più alla sua utopia. D’altra parte senza patriarcato il capitalismo non avrebbe avuto la visione e il progetto, il perché e il percome per trasformare tutta la natura in capitale – essendo il capitale per definizione l’invenzione patriarcale di una natura e di una vita migliori. È per questo che la sinistra ha creduto nel progresso e nello sviluppo, e in generale non si è impegnata né sulla questione ecologica e della Morte della Natura (Merchant), né nel femminismo inteso come critica del patriarcato.

Se non ci fosse stato il patriarcato, il capitalismo si sarebbe fermato col mercantilismo, e non avrebbe inventato la macchina come forma del capitale che realizza l’utopia patriarcale più di altre forme come in generale le merci e il denaro. Infine, il capitalismo forse non avrebbe distrutto il mondo vivente applicando l’alchimia come metodo di creazione derivante dalla distruzione (Werlhof 2013), servendosi a tale scopo del proletariato. E comunque tutto questo non possiamo saperlo, visto che non ci sarebbe capitalismo senza patriarcato e non ci sarebbe moderno patriarcato senza capitalismo! Sono come una sorta di coppia di gemelli siamesi della modernità.

Il patriarcato è religione, ideologia, teoria e “struttura profonda” della nostra civiltà e il capitalismo/socialismo è diventato la sua forma e la sua pratica, basate sulla tecnologia di un’alchimia patriarcalizzata e modernizzata.

La megamacchina e il transumanesimo di una dittatura tecnocratica “divina”

Per la prima volta nella storia il patriarcato con l’aiuto del capitalismo è vicino alla sua perversa realizzazione – l’utopia della megamacchina – in cui le forme capitaliste della macchina e del comando si fondono a costruire una tecnocrazia (Wood 2022) e quindi una dittatura tecnocratica, se non addirittura il totalitarismo propriamente detto (Knobloch. Film).

Oggi si scopre che la megamacchina è un insieme/sistema che comprende vita naturale, vita non tanto naturale, vita artificiale, umani, non umani, transumani e macchine mescolati assieme come macchine viventi/ vita della macchina.

Tutti i transumanisti fingono che gli umani abbiano bisogno di fondersi con la macchina, con il computer – l’Internet delle Cose e l’Internet dei Corpi – per essere elevati al nuovo livello di evoluzione e diventare il cosiddetto Homo Deus (Harari), qualcosa come un Dio umano che sarebbe parte e ingranaggio del Dio-Macchina, nientemeno che l’Universo stesso… Wow!

Che altro è stato creato dai Padri? Chimere, cyborg, “esseri… senzienti”, come li chiamano i transumanisti, vita creata dal Big Melting Pot di atomi, molecole e DNA di tutti i tipi di creature, piante, animali, umani e AI… sulla via di una Seconda Creazione senza madri, prodotta dalla convergenza delle nuove tecnologie della Quarta Rivoluzione Industriale, ingegneria genetica, biologia sintetica, AI, nanotecnologie e controllo mentale come parte di nuove tecnologie elettromagnetiche, delle quali fa parte anche la già menzionata geoingegneria.

La Quarta Rivoluzione Industriale sta quindi per riempire il mondo con i suoi prodigi alchemici, basati sulla mortificazione di tutta la materia fin dentro alla sfera della meccanica quantistica, e per questa via verso nuovi immensi profitti, finché tutta la vita naturale sarà contaminata e consumata dalla trasformazione, e/o il cosiddetto Green o Grey Goo (Poltiglia Verde o Poltiglia Grigia) sarà la fine di tutte le cose, lasciandoci alle prese con un possibile Omnicidio – che include l’Ecocidio, il Genocidio, il Femminicidio, il Matricidio e non solo. Ma prima ci sarà il caos che i “Padri del nulla”, come li ho chiamati (Werlhof 2023), avranno prodotto.

Sintesi e conseguenze

Il capitalismo ha servito il patriarcato in quanto civiltà che ne aveva bisogno e pertanto l’ha inventato allo scopo di produrre un nuovo Mondo, quello dei Padri, che si è rivelato essere il mondo della macchina, fatto per rimpiazzare e creare la vita, e della megamacchina, cercando di sostituire l’uomo, la madre, la natura e la società, e anche la civiltà nella loro essenza.

Un capitalismo – o socialismo – non patriarcale non è mai esistito. Ciò che occorre oggi è l’adattamento finale del capitale alle nuove condizioni create in 500 anni che non permetteranno a 8 miliardi di persone di continuare a vivere, grazie all’attuale presupposto dei “limiti dello sviluppo”, devastando risorse finite e consumandole. Le masse proletarie che sono state usate per creare capitale dalla natura e trasformarlo nella fabbrica non sono più necessarie, anzi al loro posto sta subentrando la macchina nelle sue varie forme e in generale come feticcio. I proletari e le donne come casalinghe e madri di proletari, che col lavoro non retribuito loro imposto aggiungono una quantità di accumulo di capitale mai calcolato, non hanno più importanza, cosicché possono essere lasciate perdere, diventare gender o trans… transumane. Ma il capitale nella sua forma di macchinario è diventato centrale, incluso il capitale come Comando, mentre il capitale come denaro e merce in generale così come la libera impresa non sono più essenziali. In questo modo il capitalismo è ridotto e trasformato, ma salvo, e si sta adattando alla nuova fase della civiltà patriarcale che nel suo processo storico più a lungo termine e nelle sue dinamiche sta andando sempre più vicino alla sua realizzazione finale, la pura megamacchina del patriarcato, il “sistema alchemico della guerra”, come lo chiamo io.

Ogni cosa è stata sovvertita. Il ribaltamento è stato completato, tutta la creazione è costruita sulla distruzione. Il risultato è la trasformazione di ogni cosa in arma (weaponisation of everything), anche della donna, dell’uomo e della vita. La guerra è ora la paradossale condizione generale, la “pura guerra” come la chiama Paul Virilio (Virilio/Lothringer 1984).

Dopo aver raggiunto la cosiddetta “Singolarità” (Kurzweil), si ritiene che la megamacchina diventerà il nostro ambiente naturale che si presume sarà più elevato, sempre che siamo sopravvissuti al massacro e abbiamo ancora una coscienza umana che ci permetta di percepirlo.

Joseph Weizenbaum, il co-inventore austro-tedesco esperto presso il MIT di sistemi di AI, disse nel 2008: “Se la Quarta Rivoluzione Industriale sarà realizzata, i viventi invidieranno i morti”.

La distopia capitalista patriarcale e le sue ragioni sono collettivamente inconsce. La credenza generale nei prodigi alchemici ancora prevale.

Ma ora, comunque sia, è arrivato il momento della verità.

Progresso e sviluppo capitalista? Cecità verso l’Apocalisse (Apocalypse-blindness), come la chiamò Günther Anders? Feticismo della macchina? Digitalizzazione? Nichilismo? Necrofilia? Omicidio di massa? OMNICIDIO!

No, grazie! Rimettiamo il mondo con i piedi per terra e a testa in su! Un mondo postcapitalista non è abbastanza, dev’essere anche un mondo post-patriarcale, è ovvio!

Limmagine della dea Kyldisin, la dea orsa d’oro del Perm (Russia centrale), arrabbiata con i conquistatori patriarcali. Claudia von Werlhof l’ha scelta per illustrare il suo appello Planetary Movement for Mother Earth.

Väter des Nichts: Warum heute Alles kaputt geht – Teil 2 | Prof. Claudia von Werlhof

Prof. Claudia von Werlhof ist eine renommierte Wissenschaftlerin und Aktivistin, die sich intensiv mit Themen wie Patriarchatskritik und Alternativen zur neoliberalen Weltordnung auseinandersetzt. Sie hatte bis 2011 den ersten Frauenforschungslehrstuhl in Österreich am Institut für Politikwissenschaft der Universität Innsbruck inne und ist seitdem emeritiert. Sie hat zahlreich publiziert zur internationalen Politik, Frauenbewegung und forschung, Entwicklung/ Unterentwicklung, Alternativen und soziale Bewegungen im Agrarsektor, Kapitalismus und Patriarchatskritik, Technologie- und Ökologiefrage, aber auch zur Globalisierung und Neoliberalismus. Sie hat 2007 das FIPAZ (Forschungsinstitut für Patriarchatskritik und Alternative Zivilisationen) gegründet und 2010 die PBME (Planetare Bewegung für Mutter Erde) gegründet.

Teil 2 unseres Gesprächs bietet eine Fülle von Einsichten und fordert zum kritischen Denken und Handeln auf. Es ist ein Muss für alle, die sich für die komplexen Herausforderungen unserer Zeit interessieren und nach tiefgreifenden Lösungen suchen:

Systemkritik und Neuausrichtung: Die Notwendigkeit, das derzeitige System, das als „alchemistisches Kriegssystem“ bezeichnet wird, zu überdenken und zu reformieren. Es fordert eine neue Ordnung, die im Einklang mit der Natur steht und nicht auf Ausbeutung und Zerstörung basiert.

Technologie und Menschlichkeit: Kritik an der zunehmenden Abhängigkeit von Technologie und Maschinen. Die Diskussion stellt die Frage, was passiert, wenn Maschinen das Denken für uns übernehmen und wie dies zu einer Entmenschlichung und möglicherweise zu einer Verschiebung hin zum Transhumanismus führen könnte.

Bewusstseinswandel und Handlung: Die Notwendigkeit eines „Sprungs im Bewusstsein“: Veränderung muss nicht nur auf systemischer, sondern auch auf individueller Ebene stattfinden. Umdenken in Bezug auf unsere Beziehung zur Natur, zur Technologie und zueinander ist erforderlich.

Väter des Nichts: Warum heute Alles kaputt geht – Teil 1 | Prof. Claudia von Werlhof

Prof. Claudia von Werlhof ist eine renommierte Wissenschaftlerin und Aktivistin, die sich intensiv mit Themen wie Patriarchatskritik und Alternativen zur neoliberalen Weltordnung auseinandersetzt. Sie hatte bis 2011 den ersten Frauenforschungslehrstuhl in Österreich am Institut für Politikwissenschaft der Universität Innsbruck inne und ist seitdem emeritiert. Sie hat zahlreich publiziert zur internationalen Politik, Frauenbewegung und forschung, Entwicklung/ Unterentwicklung, Alternativen und soziale Bewegungen im Agrarsektor, Kapitalismus und Patriarchatskritik, Technologie- und Ökologiefrage, aber auch zur Globalisierung und Neoliberalismus. Sie hat 2007 das FIPAZ (Forschungsinstitut für Patriarchatskritik und Alternative Zivilisationen) gegründet und 2010 die PBME (Planetare Bewegung für Mutter Erde) gegründet.

Im heutigen Gespräch geht es um:

Die Kritik am Patriarchat: Prof. Claudia von Werlhof geht tiefgreifend auf die fest verwurzelten patriarchalen Strukturen ein, die unsere Gesellschaft geprägt haben. Sie argumentiert, dass dieser Einfluss des Patriarchats zur Degradierung der Natur un der Umwelt geführt hat. Die Diskussion legt nahe, dass dies ein seit Tausenden von Jahren andauernder Prozess ist, der durch moderne technologische Fortschritte beschleunigt wurde.

Die Umkehrung der Natur und ihre Konsequenzen: Im Gespräch wird das Konzept der Umkehrung der natürlichen Ordnung der Welt durch technologische und alchemistische Mittel erforscht. Diese Umkehr hat zur Zerstörung kleiner Lebewesen, Pflanzen und sogar der Ozonschicht geführt. Die Diskussion berührt auch, wie diese Umkehr sowohl die Natur als auch die Menschen beeinflusst und zu einer Zukunft führen könnte, die mit Umwelt- und Gesellschaftsproblemen belastet ist.

Die Rolle der Technologie und des Fortschritts: Im Interview wird der ungeprüfte Glaube an Technologie als eine Form des Fortschritts in Frage gestellt. Prof. Claudia von Werlhof argumentiert, dass dieser sogenannte Fortschritt tatsächlich mehr Schaden als Nutzen anrichtet, was zur Erschöpfung natürlicher Ressourcen und zur irreversiblen Umwandlung der Natur in Kapital führt.

Prof. Dr. Claudia von Werlhof | Video-Interview „Neue Wege Kongress 2023“

Interviewer: Christiane Trautwein-Lykke.

Der „Neue Wege Kongress“ ist ein Online-Event, das vom 6. August bis zum 18. August 2023 stattfand.
Das Motto des Kongresses lautet „Create y Change – Mutmacher & Weckruf – Heilsames für mein Leben tun“.
Der Kongress dreht sich um die Themen Identität & Individualität, Freiheit & Selbstbestimmung.

Erbinnen von Rosalie Bertell?

Ihre Bedeutung für eine Frauenbewegung angesichts des heutigen „neuen Krieges gegen alles Leben und Mutter Erde selbst“

Vortrag bei der DEP-Konferenz „Disarming Women- Donne Disarmanti“, Universität Ca´Foscari, Venedig 2018, revidiert 2022.

Prof. Dr. Claudia von Werlhof

Englisch auf Global Research, 13. September 2022

Dr. Rosalie Bertell

Methodologische Einführung

Sie werden über meine folgende Präsentation erstaunt oder sogar schockiert sein, da sie Ihnen sehr ungewöhnlich oder sogar ziemlich radikal erscheinen mag.
Der Grund dafür ist die andere Perspektive, aus der ich spreche: Ich argumentiere nicht mehr nur aus menschlicher Sicht. Die menschliche oder soziale Sichtweise ist die in Zeiten des Anthropozentrismus übliche und schließt auch Frauen und ihre An-sichten ein. Aber selbst der Ökofeminismus ist noch nicht zu einem wirklichen Per-spektiven- oder Seitenwechsel gekommen – also dahin, auf die Seite der Natur, des Lebens und sogar des Planeten als solchem zu wechseln, die Welt von einer ande-ren, also nichtmenschlichen Seite– oder der mehr-als-menschlichen – Perspektive zu betrachten.

Diese Perspektive war ursprünglich eine indigene, die wir im Westen mit dem Kolo-nialismus abgeschafft haben. Meine Perspektive unterscheidet sich jedoch von der indigenen insofern, als die Natur und der Planet heute nicht mehr dieselben sind, weil sie stark verändert wurden und werden, sogar „zerstört“, wie Rosalie Bertell es nennt. Das liegt an dem, was ich Patriarchat nenne, eine Zivilisation, die alles Le-ben missachtet und hasst, weil sie es durch ihre eigene „Schöpfung“ ersetzen will und folglich auf seine vorsätzliche Zerstörung aus ist.

Seltsamerweise sieht jedoch fast niemand diese Zerstörung – da wir kein Konzept dafür haben. Wir sind geblendet von einem „Fortschritt“, der mit der Zerstörung ein-hergeht. Die Zerstörung scheint außerhalb unserer Wahrnehmung zu liegen, ob-wohl wir durch detailliertes Messen seines Ausmaßes wissen, dass sie existiert. Der österreichische Philosoph Günther Anders, der etwa die nukleare Bedrohung am tiefsten und radikalsten kritisierte, sprach daher von einer „Apokalypse-Blindheit“ der westlichen Gesellschaft. Er dachte, dass diese Blindheit gegenüber den Gefah-ren der modernen Technologie auf eine allgemeine Bewunderung dafür zurückzu-führen ist, die die Menschen daran hindert, die möglichen katastrophalen Folgen und sogar die Vernichtung des Lebens zu erkennen, die diese Technologien pro-klamieren und wahrscheinlich oder unausweichlich hervorbringen würden, früher oder später.
Um diese Blindheit zu überwinden, gibt es nur einen Weg: die Welt aus der Per-spektive der Natur, des Lebens und des Planeten selbst zu betrachten oder es zu-mindest zu versuchen. Das bedeutet, sich anzusehen, was diese sogenannte Zivi-lisation ihnen als der nicht-menschlichen oder mehr-als-menschlichen Welt ange-tan hat und antut, und in ihrem Namen zu sprechen. Natürlich sollte ihre andau-ernde Zerstörung sofort gestoppt werden, sonst würden auch wir Menschen nicht überleben, was wir dem Anderen antun. Und aus Sicht der Natur und des Planeten gehören zu diesem „Wir“ auch all diejenigen, die meinen, überhaupt keinen Scha-den anzurichten. Aber sie sind ein Teil der Menschheit und als solche für dieses Verhalten mitverantwortlich.

In diesem Zusammenhang schlage ich die Berücksichtigung der folgenden 16 Punkte vor:

1. Wir wissen, dass die Frage des Krieges, des Militärs und der Gewalt die zentralste Frage und das Ergebnis des Patriarchats als einer Zivilisation ist, die eine Geschichte von mehreren tausend Jahren hat, in der der Krieg zur „ultima ratio“ dieser Zivilisation geworden ist.

Ohne Krieg und Militär gäbe es kein Patriarchat und hat es nie gegeben. Dies ist der Hauptkontrast zur matriarchalischen Zivilisation, die Jahrtausende lang existierte, bevor das Patriarchat errichtet wurde, und in der es keine Institutionen des Krieges, der Gewalt oder des Militärs gab. Wenn jemand versuchte, dies zu ändern, wurde es sofort verhindert (s. Clastres).

Matriarchate sind egalitäre und konsensorientierte Kulturen, die Lösungen für auf-tretende Probleme durch einen Konsens innerhalb ihrer Gemeinschaft finden. Mat-riarchale Gesellschaften waren aber nicht in der Lage, Antworten auf den Krieg zu finden, da sie ihn nicht kannten und keine gewaltsamen Invasionen durch eine organisierte militärische Kraft von außen erlebt hatten.
Wenn wir uns der Frage von Krieg und Gewalt stellen, berühren wir also direkt die Grundlage unserer heutigen Zivilisation als der letzten und modernsten des Patriar-chats, das „kapitalistische Patriarchat“, wie wir es definiert haben. Ich nenne es das „Alchemistische Kriegssystem“ (Werlhof 2011, 2013).
Heute ist das Militär als militärisch-industrieller Komplex, MIC, organisiert und über den sogenannten „Tiefen Staat“ mit seinen Geheimdiensten etc. verbunden – all das wird uns verheimlicht und gelangt normalerweise nicht an die Öffentlichkeit.
Die Art und Weise, wie das Militär heute existiert, beweist, wie weit wir von einer pat-riarchatsfreien Welt entfernt sind – im Gegensatz zu denen, die glauben, dass das Patriarchat verschwindet oder sogar bereits Vergangenheit ist!
Heute stehen wir in dieser Hinsicht sogar vor einer völlig neuen Situation, nämlich nichts Geringerem als der fortschreitenden Zerstörung des Lebens auf diesem Pla-neten, der planetaren Lebenserhaltungskreisläufe und sogar des Planeten selbst. Dies ist das Ergebnis von militärischen Erfindungen, Experimenten und Aktivitäten auf der Grundlage einer wirklich futuristischen neuen Waffentechnik, die bereits seit dem 2. Weltkrieg entwickelt wird, also bereits seit über 70 Jahren (s. Bertell 2000/2020; Werlhof 2021). Tatsächlich sind wir in einen neuen Weltkrieg eingetre-ten, der sogar ein planetarer ist in dem Sinne, dass er mehr als global ist – er reicht sogar bis zum Sonnensystem. Dieser neue und eigentlich „totale“ Krieg hat bereits begonnen und wird sich noch viel weiterentwickeln. Es beinhaltet den gleichzeiti-gen Einsatz nuklearer und postnuklearer Technologien.

2. Ein Krieg, der auf militärischem Geo-Engineering basiert, unterscheidet sich von fast allem, was wir bis heute als Krieg definieren, denn dieser neue Krieg ist kein „offiziell“ erklärter Krieg, er hat keine Armeen, wie wir es gewohnt sind, er hängt nicht von Grenzen ab, er unterscheidet nicht unbe-dingt zwischen Freund und Feind, denn er ist der Prozess der Umwandlung des gesamten Planeten und seiner immensen natürlichen Energien in eine Megawaffe und eine gigantische Kriegsmaschine.

Rosalie Bertell: „Neue Kriege werden nie mit denselben Waffen geführt wie frühere. Und der nächste Krieg wird einer gegen die Umwelt sein, in dem Wetter, Klima und Naturkatastrophen eine Rolle spielen werden“ (Bertell 2011).
Das Einzige, was dabei früheren Kriegen ähnelt, sind die Geheimhaltung und Lü-gen, die ihn begleiten, und das riesige Propagandasystem, das ihn legitimiert – und sogar leugnet, dass er überhaupt existiert. Das ist möglich, weil – wie uns Bertell sagt – das Militär uns waffentechnisch um 50 Jahre voraus ist, wir also gar nicht wissen, was uns bedroht.

3. Dieser Krieg wird uns stattdessen als die Rettung des Planeten vor etwas erklärt, für das wir, die Menschen selbst, verantwortlich seien, nämlich das Wachstum der CO2-Emissionen und unverantwortliche Konsummuster, die zur Veränderung des planetaren Klimas und einer lebensbedrohlichen „globalen Umweltverschmutzung“ führen, nämlich der „Klima-Erwärmung“, wie uns gesagt wird (Werlhof 2021).

Der neue Krieg soll Frieden bringen, wie George Orwell diese Umkehrung nennen würde.
Aus den völlig neuen Dimensionen, die diesen Krieg ausmachen, müssen wir schließen, dass er mit einem umfassenderen gesellschaftlichen Projekt immenser Veränderungen zusammenhängt, die weder demokratisch noch friedlich zu bewäl-tigen wären (vgl. Werlhof 2021, Einleitung).
Es scheint, dass wir vor der Tür einer Revolution von oben stehen, die fast alles verändern wird: die gesamte Zivilisation, wie wir sie kennen, die Art und Weise, wie die Überlebenden dieses Krieges darin leben werden, und die gesamte natürliche Umgebung, einschließlich des Planeten selbst.
Diejenigen, die an ein Heilsprojekt für den Planeten denken, werden sogar glauben gemacht, dass das System bereit ist, sich „alternativ“, ja sogar „grün“, zu organisie-ren. Aber die „Smart-Cities“-Propaganda erzählt uns etwas anderes (s. Heibel 2021), wie die 5G und die Digitalisierung durch KI, künstliche Intelligenz. Maria Heibel sagt: CO2 ist nur der Sündenbock, um sehr unterschiedliche Ziele zu erreichen, und verschleiert die Wahrheit über die Ankunft einer neuen Weltordnung, die uns allen jetzt aufgezwungen werden soll.

4. Es ist notwendig, ob wir wollen oder nicht, die Situation zu analysieren und Antworten auf diese Entwicklung zu finden, sei es als Menschen, sei es ge-rade als Frauen, denn in diesem Krieg ist das Leben in seiner Gesamtheit bedroht, sogar das Leben von Mutter Erde selbst.

Wir werden mit einer völlig neuen Dimension des Geschehens auf und mit der Erde konfrontiert, einer Dimension, die in der Geschichte noch nie zuvor erfahren wurde.
Deshalb ist es dringend notwendig, unsere bisherigen Aktivitäten, Überlegungen und Gefühle angesichts des Krieges und insbesondere auch der nuklearen Bedro-hung (s. Caldicott 2002) zu überdenken, denn vor dem neuen Panorama, das sich jetzt entfaltet, reichen unsere früheren Antworten bei weitem nicht aus.
Als Frauen müssen wir zugeben, dass unsere Bewegungen gegen Kriege, ein-schließlich der nuklearen Bedrohung, bisher nicht erfolgreich waren. Wenn wir nicht erkennen, was jetzt vor sich geht – und vor allem verstehen, warum – werden wir heute noch weniger erreichen.
Wir scheinen sogar an einer Situation angelangt zu sein, in der so etwas wie der „reine Krieg“, wie Paulo Virilio es nannte, naht, eine Welt, in der nicht nur die De-mokratie, wie wir sie kennen, sondern das zivile Leben als solches überwältigt wird durch eine allgemeine Militarisierung – und schließlich faktisch aufhören wird (s. Virilio/Lothringer 1984).
Das Konzept der „Weaponization“ mag ein Symptom dessen sein, was kommt, und es bedeutet, dass alles in eine Waffe verwandelt wird: alle Techniken, alle Arbeit, alle Kommunikation, Politik, Sexualität, Gesundheitswesen, Bildungssysteme, das Wetter und sogar der Mensch selbst, indem er durch den „Transhumanismus“ ver-ändert wird (s. Werlhof 2020).
Die waffenartige Maschinenzivilisation des Patriarchats, die alles unter ihre Kontrol-le bringt – die Megamaschine (s. Mumford 1970) – taucht jetzt am Horizont auf. Das bedeutet, dass wir als ehemals freie und unabhängige Menschen nun zu einem nur noch winzigen Teil dieser Maschinerie werden sollen. Das wird unsere neue „Part“-izipation an ihr sein.

5. Die zerstörerischen Realitäten auf der Erde sind überall zu spüren.

Wie wir bereits gesehen haben, werden sie uns als Folgen von CO2, den angebli-chen Treibhausgasemissionen der Zivilindustrie und unseres Lebensstils erklärt, was zu einer „globalen Erwärmung“ und einem „Klimawandel“ führe, für den wir selbst verantwortlich zu sein scheinen.

Auf diese Weise sollen wir uns an den Problemen des Planeten schuldig fühlen und den von oben vorgeschlagenen Maßnahmen zustimmen, wie der Annahme eines sogenannten „zivilen Geo-Engineering“ als einer Technologie, die uns und den Planeten vor der globalen Erwärmung und einem Klimachaos als vermeintli-chen Hauptproblemen der Menschheit heute retten soll.

Die Konzepte des laufenden „Informationskrieges“ definieren jedoch niemals dieje-nigen, die wirklich für das Geschehen auf der Erde verantwortlich sind, also die multinationalen Unternehmen, das Finanzkapital und den militärisch-industriellen Komplex, den Tiefen Staat (s. Fraile 2021) und die „vierte industrielle Revolution“, welche Künstliche Intelligenz, Nanotechnologie, Biotechnologien (genetische und synthetische Biologie) und Mind Control zum militärischen Geoengineering noch hinzufügt (s. Freeland 2021). Sie verheimlichen und verbergen vor uns, dass das gesamte Narrativ und die gefälschte Wissenschaft über CO2 und die globale Erwärmung eine Erfindung der wirklichen Machthaber sind und ihrer „dunklen Agenda“ für die Welt entstammen (s. Engdahl 2018).

Nach der Pariser UN-Klimakonferenz von 2015 propagierte der neue IPCC (Inter-governmental Panel on Climate Change) –Special Report von 2018 schließlich die Implementierung dieser neuen planetaren Technologien, die bisher nicht offiziell diskutiert wurden, als mögliche Lösung (IPCC 2018).

In erster Linie ist es die Technologie des sogenannten SRM, Solar Radiation Ma-nagement (oder SAI), die vorgeschlagen wird, um den Planeten abzukühlen, indem ein großer Vulkanausbruch imitiert wird, der sogenannte Pinatubo-Effekt, was be-deutet, dass die Sonneneinstrahlung blockiert wird durch metallische Partikel in der Atmosphäre, wie Aluminium, Schwefel (s. Keith 2015) und andere (s. Werlhof 2021, Geoengineering: From Geo-Weaponry to Geo-Warfare).
Diese Debatte wurde erst vor wenigen Jahren der Öffentlichkeit zugänglich ge-macht und hat die angebliche „Wissenschaft“ des „zivilen Geo-Engineering“ oder „Klima-Engineering“ hervorgebracht, ohne den militärischen Hintergrund auch nur zu erwähnen, geschweige denn seine beunruhigende Entwicklung. Dieser Teil der Geschichte wird unverblümt geleugnet.

6. Die Arbeit von Rosalie Bertell zeigt jedoch erstmals ein völlig anderes Bild der Wirklichkeit.

Bertell (1929-2012) war eine katholische Nonne und Natur-Wissenschaftlerin, spe-zialisiert auf Biometrie, Umweltkatastrophen und Gesundheitsfragen, die in den USA und Kanada lebte. Sie arbeitete für die UNO als Spezialistin für Industrie-Arbeitsunfälle weltweit und gründete verschiedene Institutionen, z.B. das IICPH, das International Institute of Concern for Public Health. Bertell wurden unter ande-rem 9 Ehrendoktorwürden sowie der Right Livelihood Award, der Alternative Nobel-preis, verliehen.

Seit ich Rosalie 2010 traf, wollte sie, dass ich ihre Arbeit fortsetze, sie überall veröf-fentliche und diskutiere und sie mehr mit der Frage des Patriarchats als unserer modernen Zivilisation in Verbindung bringe. Auf diese Weise betrachtete ich mich selbst als Erbin ihrer Arbeit.

Aus diesem Grund bin ich hier und kann Ihnen heute die italienische Version ihres wichtigsten Buches vorstellen: „Pianeta Terra. L´ultima arma di guerra“ (Triest 2018, Asterios).

Rosalie Bertell hat zwei einzigartige Bücher geschrieben: „No Immediate Danger. Prognosis for a Radioactive Earth“ (1985) und „Planet Earth. The Latest Wea-pon of War“ (2000). Das letztere ist jetzt erhältlich in Italienisch, Französisch, Spa-nisch und Deutsch, bereits in der 4. Auflage (seit 2020 in der 5. Auflage sowie 2020 in einer erweiterten englischen Neuauflage). Sie können zu den wichtigsten Bü-chern des 21. Jahrhunderts gezählt werden.

Das erste Buch behandelt die Gesundheitsprobleme, die durch niedrig-nukleare Strahlung verursacht werden, die auch in Friedenszeiten in der Atomindustrie und den Atomkraftwerken auftritt, und erklärt die Art und Weise, wie die dabei entste-henden Gesundheitsprobleme an zukünftige Generationen weitergegeben werden, und zwar ohne Heilungsmöglichkeiten, weil die genetischen Änderungen, die sie verursachen, nicht rückgängig gemacht werden können.

Im zweiten Buch befasst sich Bertell mit nuklearen und meist geheimen Entwick-lungen postnuklearer Waffensysteme zur globalen Zerstörung – einschließlich der fortschreitenden Zerstörung des Planeten selbst, der tatsächlich in eine riesige Kriegswaffe verwandelt wird – und der historischen Entwicklung dieses Projekts in Ost und West.

7. Aus der Perspektive von Bertells Analyse sind die Realitäten auf dem Planeten völlig andere als diejenigen, die uns offiziell erzählt werden, und sie haben ganz andere Ursprünge als die, welche der Öffentlichkeit prä-sentiert werden.

Nach den Erkenntnissen von Rosalie Bertell sind wir konfrontiert mit den Ergebnis-sen von:

über 2000 Atomtests in der Atmosphäre und auf der Erde allein zwischen 1958-1998, welche die Magnetosphäre und die Atmosphäre beschädigt und sogar die Erdachse verändert (jetzt von den Inuit beobachtet) sowie die Ge-schwindigkeit der kreisförmigen Bewegung des Planeten verringert haben.

Wetter- und Klimamanipulationen, die Provokation scheinbarer Naturka-tastrophen und die Veränderung der Lebenserhaltungssysteme und -kreisläufe der Erde in der Luft und am Boden durch den Einsatz soge-nannter „Plasmawaffen“.

SRM – Solar Radiation Management – das jetzt von zivilen Geoingenieuren zur Bekämpfung der sogenannten globalen Erwärmung implementiert wer-den soll, während SRM bereits seit 30 Jahren im Geheimen mit ganz ande-ren Auswirkungen und aus ganz anderen Gründen eingesetzt wird.

SRM geschieht mit Flugzeugen, die Aerosole in Form von Nanopartikeln in die At-mosphäre sprühen, und sie sind fast täglich weltweit zu sehen. Sie beladen uns mit einer immer größer werdenden Vielfalt an Aluminium und Schwermetallen wie Ba-rium und Strontium, Flugkohlenasche (s. Herndon 2018), Fasern, Polymeren, Viren, Bakterien und bald oder schon sogar Minimaschinen in Form von Nanobots. Dar-über hinaus verbinden uns die letzteren als Lebewesen über Elektromagnetische Wellen mit speziellen Geräten am Boden sowie mit Satelliten im Orbit (s. Aktivitäten von Elon Musk, vgl. Freeland 2021).

Auf diese Weise werden wir zunächst ständig vergiftet. Die erhöhte Toxizität in der Atmosphäre und in unserem Körper verursacht Alzheimer und andere neurologi-sche Erkrankungen, Krebs, Herz- und Lungenerkrankungen und Autismus, eine Krankheit, die besonders Jungen zu betreffen scheint. Nach einer Schätzung für die USA werden nahezu alle zukünftigen Generationen davon betroffen sein (s. Klinghardt 2016). Wir sind bereits auf dem Weg zum „Transhumanismus“, wo unser Überleben davon abhängt, wie wir es schaffen, als Cyborgs zu leben („Homo Trans-formator“, Wörer 2017; Werlhof 2020).

Zuletzt sind DEW, gerichtete Energiewaffen (s. Wood 2014, Johnson 2017) zu diskutieren, basierend auf EM, Elektromagnetischen Wellen. Solche Waffen wurden anscheinend beim 11. September 2001 und bei den so-genannten Waldbränden überall auf der Welt angewendet (s. Kadia 2021). Der Öffentlichkeit fehlt jedoch noch jedwede gründlichere Analyse solcher Waffen.

Das Besprühen der Atmosphäre mittels SRM wird jedoch überall offiziell dementiert – während Monsanto (jetzt Bayer) einen Samen erfunden hat, der Aluminium, ei-nem der Hauptbestandteile der Sprühungen, widersteht. Ja, woher wussten sie das?
Darüber hinaus bezieht sich die SRM-Sprühtechnologie auf andere vom Militär heimlich praktizierte Geo-Engineering-Techniken, nämlich die oben erwähnten Plasmawaffen, da die durch das Sprühen von Metallen erzeugten künstlichen Wol-ken eine Leitung durch eine künstliche „Ersatzatmosphäre“ ermöglichen. Sie erlau-ben es den Elektromagnetischen Wellen der Plasmawaffen, sich auch dort auszu-breiten, wo die Atmosphäre zwischenzeitlich geschwächt oder zerstört wurde (Ozonabbau, s. Herndon 2018, Werlhof 2018).
Auf diese Weise hat das SRM-Sprühen nichts mit der Abkühlung des Planeten zu tun. Erfunden und erstmals im Vietnamkrieg als „Agent Orange“ angewendet, ist aber eine angebliche Abkühlung der Hauptgrund, warum diese Methode nun für die nahe Zukunft propagiert wird!

• Die Methode des SRM jetzt offiziell zu verwenden, bedeutet nur, militäri-sches Geoengineering als solches anzuwenden und es sogar als Ret-tung des Planeten zu definieren, während in Wirklichkeit das Gegenteil der Fall ist.

Über die neuen Plasmawaffen:

Der Einsatz von Plasmawaffen erfolgt von hoch oben in der Ionossphäre von 100 bis 200 und mehr km Höhe, und führt zu scheinbaren Naturkata-strophen auf der Erde.

Diese Waffen sind viel schwieriger zu verstehen. Sie basieren auf den Erfindungen von Nicola Tesla – einem serbischen Physiker und Erfinder, der von 1856-1943 leb-te. Tesla arbeitete mit dem Elektromagnetismus der Erde und erfand die Erzeugung und Nutzung von elektrischer Energie in all ihren Formen, einschließlich Wechsel-strom, elektronischen Geräten und drahtloser Kommunikation – all das, was heute allgemein verwendet wird.

Auf der Grundlage von Teslas Arbeit war es möglich, Waffen zu erfinden, die mit Elektromagnetischen Wellen funktionieren, künstlich erzeugt bis zu Milliarden Watt sowie gepulst, die hoch in die Ionosphäre reichen und wieder zur Erde zurückkehren, ja sogar durch ihren Kern – ihr Herz – führen kön-nen, um vorsätzliche und geplante Zerstörung dort, wo sie ankommen, zu bewirken.

Rosalie Bertell verglich diese Funktionsweise mit einem Gewehrlauf aus der Ionos-sphäre, der die Erde von oben bedroht. Diese Waffen sind Plasmawaffen, wobei Plasma ein elektrifizierter Materiezustand jenseits von fest, flüssig oder gasförmig ist. Solche Waffen werden von sogenannten Ionossphären Heizern wie HAARP (High Frequency Active Aurora Borealis Research Program) in Alaska einge-setzt.
Es gibt derzeit weltweit etwa 3-4 Dutzend dieser Installationen, die mit unter-schiedlicher Stärke auf der Erde funktionieren, einige der jüngsten sind MUOS auf Sizilien und Marlow im Nordosten Deutschlands.

Die Plasmatechnologie ist grundlegend für jedes militärische Geo-Engineering, ebenso wie das damit verbundene Besprühen der Atmo-sphäre. Aus der Perspektive des Militärs und des militärisch-industriellen Komplexes dahinter, in Verbindung mit der Agenda des Tiefen Staates für die Zukunft des Planeten, soll diese Technologie und Strategie höchstwahr-scheinlich niemals aufgegeben werden.

8. Die ENMOD-Konvention (Environmental Modification Convention) der UN erwähnte all diese Methoden bereits 1977 nach dem Vietnamkrieg, in de-nen einige von ihnen angewendet wurden.

Insgesamt umfassen sie die künstliche Erzeugung oder Verstärkung von: Erdbe-ben, Vulkanausbrüchen, Tsunamis, Wetterumschwüngen in einer ganzen geogra-fischen Region und über einen längeren Zeitraum hinweg, Orkane, Dürren, Brände und Überschwemmungen sowie die Veränderung von Meeresströmungen (el Nino, la Nina).
Man kann auch EM-Wellen verwenden, um die Jetstreams zu verändern, Wind-strömungen, die sich mit hoher Geschwindigkeit um die Erde bewegen und die Ver-teilung von Wärme und Kälte beeinflussen. Man kann die Dampfströme der Erde beeinflussen, die die Verteilung des Regens steuern, und zusammen mit Sprühun-gen kann man Feuchtigkeit von einer Region der Welt in eine andere transportie-ren, weil Metall in der Luft Feuchtigkeit bindet (Effekte sind etwa Regen und Schnee in Saudi-Arabien oder das Austrocknen von Europa und Kalifornien).

9. Nach Jahrzehnten des Experimentierens, beginnend mit dem Zweiten Welt-krieg, und einem anhaltenden geheimen Krieg auf der Ebene des Planeten als solchem, sind wir nun mit dem konfrontiert, was ich „die Stunde der Wahrheit“ nenne (Werlhof 2018). Es bedeutet, dass die Erde auf eine Weise beschädigt wurde, die schließlich der Beginn des Todes des Lebens auf der Erde sein wird, wenn JETZT nichts getan wird, um dies zu verhindern.

Es gibt Beweise dafür, wie zuletzt untersucht, zum Beispiel:

Das fortschreitende Absterben der Ozonschicht in der Atmosphäre. Tödliche UV-B- und -C-Strahlung der Sonne, die nicht mehr von der Ozonschicht gefiltert wird, erreicht die Erdoberfläche, verursacht ein giftiges Verbrennen und den Erstickungs-tod vieler Lebensformen, insbesondere der kleinen, weil Ozon der Luftsauerstoff ist. Auf diese Weise wird die Nahrungskette unterbrochen und damit die Reproduktion des Lebens als solches.
Bereits 2007 wusste die NASA, North American Space Agency, davon und unter-nahm nichts, um die Öffentlichkeit nicht zu beunruhigen oder weiter zu forschen (s. Herndon 2018).
Marvin Herndon von der Transdyne Corporation in San Diego fand heraus, dass dabei das Leben in den Ozeanen ebenso wie an Land beeinträchtigt wird: durch sterbendes Plankton, Korallenbleiche und sterbende Insektenpopulationen, so dass auch Vögel aussterben (s. Carson 1962: Silent Spring). Bäume verlieren ihre Fort-pflanzungsfähigkeit, weil sich die Zellstrukturen und ihre gesamte Umgebung ge-netisch und chemisch verändern. Am Ende wird die Landwirtschaft unmöglich, und es wird nicht genug Nahrung geben, um die Welt zu ernähren, wenn dieser Pro-zess weitergeht.

10. Schon jetzt werden Rosalie Bertells Prophezeiungen zur düsteren Realität: Der von ihr prognostizierte Prozess des Ozonsterbens zwingt uns, jetzt ak-tiv zu werden. Ozon ist das Kleid der Erde, eine sehr dünne, besondere Schicht, die einzigartig im Universum und der Grund dafür ist, dass sich überhaupt Leben auf der Erde entwickeln konnte. Ohne Ozon ist die Erde nackt, ungeschützt und ungefilterter Sonnenstrahlung aller Art ausgesetzt, von denen UV am schädlichsten ist (plus Gamma-, Röntgen-, Infrarot- und Mikrowellen). Sollte sich dieser Prozess fortsetzen, würde die Erde auf lange Sicht so aussehen und werden wie der Mars … unbewohnbar.

Es würde Jahrzehnte dauern, die Ozonschicht zu reparieren, die Gründe für ihren Abbau zu kennen und sie an ihrem Weiterwirken zu hindern. FCKW soll der Grund gewesen sein und wurde bereits in den 1980er Jahren verboten (Montreal-Protokoll). Jedem wurde glauben gemacht, dass sich die Ozonschicht erholen wür-de. Seit 2018 zeigen Daten jedoch, dass dies nicht der Fall war, im Gegenteil. Die Ozonschicht schwächte sich sogar überall ab, nicht nur an den Polen.

• Die neuen schlechten Nachrichten über die Ozonschicht können nur durch die Auswirkungen von Radioaktivität und militärischem Geo-Engineering insgesamt erklärt werden, einschließlich ihrer zivilen Anwendungen:

Sie alle schaden der Ozonschicht, die sich in der Stratosphäre zwischen 10-25 km, oberhalb der Troposphäre und unterhalb der Ionosphäre befindet (Sauerstoff O2 von der Erdoberfläche wird dort durch Sonneneinstrahlung in O3 umgewandelt). Der Prozess der Ozonbildung wird durch Radioaktivität gestört (s. Fukushima) und die Ozonschicht als solche wird durch EM-Wellen bedroht, durch Überschallflüge, Raketen und den gesamten Flugverkehr, insbesondere das SRM-Sprühen.

Die Anwendung dieser Technologien müsste komplett abgeschafft werden, wobei das Hauptproblem die Radioaktivität ist, da sie nach ihrer Freisetzung nicht mehr kontrolliert werden kann.

• Unser Wissen um diese Prozesse bedeutet, dass wir jetzt benennen können, was wir fordern müssen!

Bis heute gibt es keine Debatte über die wahren Gründe für den Ozonabbau, ob-wohl es Beweise gibt, da er gemessen wird. Das erste, was zu tun ist, ist, die Öffent-lichkeit, die keine Ahnung hat, über diese Gefahren und ihre wahren Ursachen zu informieren. Denn der „Informationskrieg“ von heute besteht darin, die Öffentlichkeit systematisch mit falschen Problemen und Erklärungen in die Irre zu führen.

11. Rosalie Bertell war immer noch optimistisch in Bezug auf die laufenden und neuen sozialen Bewegungen weltweit, um dem neuen Krieg entgegenzutre-ten, einschließlich der Frauenbewegung, um für eine Welt frei von Patriarchat, Kapitalismus und Militär einzutreten. Das war in den 1990er Jahren, als sie ihr Buch „Planet Erde“ schrieb.

Vor ihrem Tod im Jahr 2012 war Rosalie jedoch pessimistischer geworden, da viele Bewegungen zwischenzeitlich gescheitert, verschwunden oder korrumpiert worden waren, und auch weil das Militär und seine neuen Waffenentwicklungen von der Öffentlichkeit und von den sozialen Bewegungen weder anerkannt noch verstan-den wurden, einschließlich der Frauenbewegung.
Das Wissen um moderne Technologien ist noch keine weibliche Tradition gewor-den, ebenso wenig wie die Sicht auf die Erde, wie sie Rosalie Bertell hatte, die den Planeten als lebendiges kosmisches Makrowesen betrachtete – in dem alles Leben in einem größeren, organischen Netz des Lebens wechselseitig voneinander ab-hängig ist. Das ist seit Jahrtausenden in allen vorpartriarchalen und indigenen Ge-sellschaften bekannt. Dieses Verständnis der Welt wurde mit dem Aufstieg der mo-dernen Wissenschaft abgeschafft, die der heutigen Sichtweise des Planeten als eines toten Felsens Platz machte, der durch ein ebenso totes Universum rast.
Frauen und selbst die sozialen Bewegungen von Frauen heute haben noch nicht begriffen, was vor sich geht. Sie sind also nicht darauf vorbereitet, das, was zwi-schenzeitlich passiert, aufzunehmen, anzuerkennen und kritisch zu diskutieren. Und Männer und ihre Bewegungen entwickeln normalerweise keine Kritik an mo-dernen Technologien, da sie „apokalypseblind“ (Anders) sind, und diese weiterhin als Fortschritt verstehen und definieren! Unsere Kritik am Patriarchat ist bei ihnen noch nicht angekommen.

12. Die beiden Hauptgefahren, die Bertell sah, sind:
Die Auswirkungen der andauernden nuklearen Strahlung, einschließlich Fukushima. Sie fragt: „Sind wir die letzten Generationen?“ (Bertell 2016)
Die Auswirkungen des militärischen Geo-Engineerings. Sie stellt fest: „Planet ohne Zukunft? Neue Waffen durch die Zerstörung von Mutter Erde“ (Bertell 2017).

Daher wird eine neue Frauenbewegung benötigt, möglichst eine globale, um die Ursachen der planetaren Zerstörung durch das Patriarchat zu diskutieren und zu verstehen und um eine Bewegung zur Abschaffung dieser verheerenden Techno-logien insgesamt zu fördern.

13. Allerdings dürfte eine solche Bewegung nicht rechtzeitig aktiv werden, da die meisten Frauen, die sich organisieren wollten, der bewussten Täuschung von oben über die angeblichen Gefahren durch CO2 zum Opfer gefallen sind und kein Bewusstsein für die geheimen Militärinterventionen entwi-ckelt haben (s. 14. Infobrief PBME: Manifest der Zivilgesellschaft und UN-Frauen für Klimagerechtigkeit).

Dennoch muss es unser Ziel als Frauen sein, eine neue Bewegung zu organisie-ren, die gleichzeitig in zwei Richtungen wirkt: einerseits für Mutter Erde, den Plane-ten, die Natur und das Leben, andererseits indem wir auf diejenigen hinweisen, die den Planten und das Leben aktiv zerstören.
Inzwischen sind wir alle Erbinnen und Erben von Rosalie Bertells Erkenntnissen in dem Sinne, dass wir zum ersten Mal wissen, wie und mit welchen Mitteln der Krieg gegen das Leben und den Planeten geführt wird und wirkt!
Dieser Wissensvorsprung ist zuallererst Bertell und ihrer jahrelangen intensiven Forschung zu verdanken. Aber zwei Dinge wissen wir noch nicht: WARUM passiert das alles und WAS können wir tun, um es zu stoppen?

14. WARUM wurde dieses ganze zerstörerische Arsenal entwickelt? Bertell reichte es aus, es im Zusammenhang mit dem zerstörerischen Geschäft des Militärs und dem militärisch-industriellen Komplex (MIC) als solchem zu sehen.

Um den neuen Gefahren begegnen zu können, müssen wir jedoch mehr davon verstehen:

• Warum konnten diese Waffen überhaupt erfunden und in die Welt gesetzt werden?
• Warum war und ist sich fast niemand ihrer bewusst, und warum wehrt sich kaum jemand dagegen?
• Warum ist die Benennung des Militärs ein „Tabu“ und verhindert so, dass es Teil der Debatte wird?
• Warum darf das Militär tun, was es will, und wie wir jetzt wissen, sogar alles Leben und die Lebensbedingungen auf dem Planeten, einschließlich des Planeten selbst, bedrohen?

Als Erklärung kann ich hier unsere „Kritische Patriarchatstheorie“ anbieten. Unsere Forschung hat gezeigt, dass das Patriarchat nicht einfach darin besteht, Frauen auf die eine oder andere Weise zu beherrschen, sondern dass das Patriarchat ein Sys-tem ist, eine ganze „Zivilisation“, und es ist eine, die sich zu dem entwickelt hat, was ich das „Alchemistische Kriegssystem“ nenne (Werlhof 2011, 2013, 2023).

Die Entstehung dieses Systems hat mit der Utopie der Patriarchen zu tun, die Welt von einer mütterlich geborenen in eine väterlich gemachte zu verwandeln, was bedeutet, die gesamte irdische Ordnung verändern und in eine männliche Schöpfung transformieren zu wollen, anstatt es eine weibliche/mütterliche bleiben zu lassen. Schon seit den Anfängen des Patriarchats, etwa in der antiken Alchemie, wurde das diskutiert und praktiziert: Es ging um Techniken, die dazu führen wür-den, die Natur zu verkehren und auf den Kopf zu stellen, um eine patriarchale zu werden, anstatt eine matriarchale zu bleiben. Die neue Zivilisation wäre also nicht mehr von Müttern und der Natur abhängig, sondern von ihnen unabhängig und durch männliche Erfindungen ersetzt. Am Ende hat dieser Prozess zu modernen Technologien geführt, die alle den Anspruch erheben, Teil einer besseren, „göttli-cheren und höheren“ Zivilisation und Neuschöpfung der Welt zu sein, die von „Vä-tern“ geschaffen wurde.

Die andere Seite der Medaille eines solchen „Fortschritts“ ist die Zerstörung, da die alchemistische Transformation den Tod der Natur und der Mutter impliziert, während sie in den Rohstoff verwandelt werden, mit dem die „schöne neue Welt“ der Väter „aufgebaut“ wird.

Dies ist auch der Fall beim Geo-Engineering als einer Form dessen, was ich „MilitärAlchemie“ nenne. Sie ist der neueste Ausdruck einer planetaren, patriarchalen Zivilisation und ihres „Hasses auf alles Leben“ – das Motiv, dieses Leben auf immer effizientere Weise bewusst zu zerstören und seine Ersetzung durch die vermeint-lich besseren und höheren Erfindungen der männlichen „Schöpfung“ zu propagie-ren. Dies schließt sogar die Erde als solche ein, da der militärisch-industrielle Kom-plex und sein Tiefer Staat sich einen „besseren Planeten“ vorstellen, der in ihrem Denken ein handhabbarer und gehorsamer werden, einer, der gezähmt werden muss, damit es sich so verhält, wie sie es wollen – und das heißt: Mutter Erde als riesige Kriegsmaschine, die ihnen zur Verfügung steht. Denn im Patriarchat ist das Militär an der Macht, und fast jeder glaubt an Fortschritt und Entwicklung!

15. Was tun? Zunächst einmal müssen wir das Wissen darüber verbreiten, was vor sich geht und warum, um in Zeiten eines „Informationskrieges“ aus der Finsternis von Ignoranz und Verführung herauszukommen.

Wir müssen unsere planetaren Lebensbedingungen zurückerobern, die das Mili-tär nicht bedrohen darf, wie Rosalie Bertell sagte. Und tatsächlich betrifft diese Bedrohung Land, Wasser, Luft und jetzt sogar das Sonnenlicht! – also alle Ele-mente des irdischen Lebens.

Wir Frauen werden andere Formen des Kampfes erfinden müssen. Wir können von Rosalies Liebe zu Mutter Erde lernen. Ihr „planetares Bewusstsein“ ist ein Bewusst-sein, das die Erde als ein großes kosmisches Wesen versteht, das lebendig, freund-lich, schön und mütterlich, aber nicht menschlich ist. Mutter Erde ist die einzige, die wir haben!

Das bedeutet, dass wir dankbar und glücklich mit dieser Erde sein sollten. Wir soll-ten dafür kämpfen, sie beschützen und vor so viel Aggression bewahren! Das ist heute am dringendsten nötig.

Ein starkes Lebewesen ist bekanntlich auch ein verletzliches. Also müssen wir un-sere Verantwortung annehmen und die Seiten wechseln: von der Seite der menschlichen Gesellschaft auf die Seite von Mutter Natur, der Erde und des Le-bens, mit ihren Augen schauen, sie zu uns sprechen lassen, ihr zuhören, ihr Lei-den verstehen, ihre Stärke ebenso spüren wie ihre Verzweiflung – sie um Führung bitten und ihr unsere Liebe, unseren Respekt und unseren Schutz anbieten. Was sonst?

Das sind wir ihr und allem Leben schuldig.

Weil es Menschen sind, die die Erde zerstören, können nur Menschen das stoppen. Diese Menschen sind WIR!

Um den Mut dazu aufzubringen und den klaren Verstand von Rosalie Bertell be-wusst zu erkennen, werden wir höchstwahrscheinlich zunächst durch die Hölle gehen, und ich spreche aus Erfahrung. Es ist die reinste Hölle, wenn wir wirklich zu dieser Tiefe des Verständnisses der aktuellen Situation gelangen – weil es auch bedeutet, im eigenen Leib zu fühlen, was heute mit der Erde geschieht. Du wirst es als Angst empfinden, es wird Dich bis ins Mark erschüttern, es ist laut, Du wirst krank, Dein ganzer Leib wird erzittern, es ist wie ein Erdbeben in Leib, Geist und Seele zugleich…
Dies ist die Krise, mit der Du rechnen und durch die Du gehen musst, wenn Du Deine Perspektive änderst und auf die Seite des lebenden Planeten wechselst.

Diese Krise lässt sich nicht vermeiden. Aber es ist meine Erfahrung, die ich in die-sem Prozess durchgemacht habe, Du kannst aus der Hölle wieder herauskommen. Bis dahin wirst Du jedoch Deine Illusionen in Bezug auf diese Gesellschaft und Zivilisation, ihre Führer, ihre Institutionen und ihre Politik verloren haben. Du wirst die Myriaden von Gefühlen kennengelernt haben, über die wir als Menschen ver-fügen. Bestimmte Gefühle sind fast verloren gegangen, wie tiefe Traurigkeit, tiefe Freude, tiefer Schmerz und ein tiefes Verständnis. Diese tauchen dann in ihrer ganzen Intensität und Schönheit wieder auf. Und am Ende gibt es vor allem ein Ge-fühl: LIEBE. Es ist Liebe, wie Du sie noch nie erlebt hast. Liebe ist das Gefühl aller Gefühle. Es ist der Grund, warum Du Dich überhaupt fühlst! Liebe muss kosmi-schen Ursprungs sein, weil sie mit unserem kosmischen Wesen, der lebendigen Erde und allem Leben darauf zu tun hat. Von dieser Liebe war gerade auch Rosalie Bertell erfüllt.

16. Die Antwort lautet: „Kosmische Liebe“ – statt patriarchalem Hass. Diese Liebe ist viel größer und mächtiger als Hass, weil sie die kosmische Kraft als solche ist, während Hass nur eine menschliche Erfindung oder Verkehrung ist, ein Fehler, den man beiseitelassen kann – nicht so: Kosmische Liebe. Kosmische Liebe wird uns zeigen, was zu tun ist, wie es zu tun ist und wie wir mit ihr in unserer Mitte bleiben können.

Diese Liebe ist jedoch nicht einfach. Sie ersetzt nicht unsere Verantwortung für das, was auf der Erde passiert. Im Gegenteil, sie definiert diese Verantwortung und führt uns dazu, nicht nur zu fühlen, sondern in diesem Zusammenhang auch zu denken und zu handeln. Sie sagt uns, dass wir tatsächlich die Macht haben, die gewaltsame Transformation der Welt um uns herum zu stoppen. Wir haben die Macht, unsere Zivilisation neu zu organisieren, bis sie wieder im Ein-klang mit der Natur ist – eine Zivilisation der Liebe statt des Hasses zu werden.
Das ist unsere Aufgabe als Frauen und als Menschheit. Wir sind das Ergebnis kosmischer Liebe. Daher sind wir aufgerufen, uns nicht nur daran zu erinnern, sondern sie als Kraft für unsere Befreiung anzuwenden: die Befreiung von den Kräften des Hasses, der Gewalt und des Krieges, die dazu dienen, die lebendige Erde und alles Leben zu zerstören und in ihr Gegenteil zu verwandeln!
In einem ersten Schritt lernen wir, die Erde zu lieben und zu unterstützen! So kann und wird sie auch in Zukunft und mit all ihrer Kraft bei uns sein. Wir können dies bereits in rituellen Situationen und mit anderen uns bekannten Methoden erfahren.
Darüber hinaus sind Formen der Unterstützung zu finden, wie man durch die Hölle geht und wie man Liebe erkennt – d.h. wir müssen es lernen zu lieben, und zwar auf einer tiefen und umfassenden Ebene, einschließlich der Liebe für die nicht nur menschliche Welt. Liebe ist die einzige Kraft, die uns im kommenden Kampf helfen wird – und wir werden ihm nicht länger ausweichen können. Es ist an der Zeit, zu handeln und zu zeigen, dass die Menschheit für und mit der Erde und mit dem Le-ben selbst ist, nicht gegen sie!
Sonst sind wir in einem Armageddon verloren, wenn nicht sogar in einem mögli-chen „Omnizid“, wie uns Rosalie Bertell warnt.
Allerdings: Eine Bewegung lässt sich nicht erfinden. Sie kann nur von selbst entstehen. Sie ist ein Mysterium. Ein spirituelles und kollektives Liebesereignis ist ein Mysterium – es kann geschehen oder nicht. Niemand weiß es zuvor.

Claudia von Werlhof, geboren 1943 bei Berlin, Deutschland, ist Universitätsprofes-sorin für Politikwissenschaft und Frauenforschung in Innsbruck, Österreich, Mutter eines Sohnes. Sie war Miterfinderin der „Bielefelder Schule“ in Deutschland, arbeitete an der Basis in Mittel- und Südamerika, entwickelte die „Kritische Patriarchatstheo-rie“, war Mitbegründerin von FIPAZ (Forschungsinstitut für Patriarchatskritik und alter-native Zivilisationen), die „Planetare Bewegung für Mutter Erde“ und „BUMERANG – Zeitschrift für Patriarchatskritik“.
Sie ist assoziierte wissenschaftliche Mitarbeiterin des Centre for Research on Globa-lization, Montreal.

Quellen:
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• Planet ohne Zukunft? Interview, in BOOMERANG, Nr. 3. 2017, http://www.fipaz.at
• 2011, Slowly Wrecking our Planet, 3rd Information Letter, http://www.pbme-online.org
• 2011-2020, Kriegswaffe Planet Erde, 5 Auflagen, Gelnhausen, JK Fischer
• 2018, Pianeta Terra. L´ultima arma di guerra, Triest, Asterios
• 2018, Planeta Tierra – la ultima Guerra, Guadalajara, La Casa del Mago
• 2018, La Planète Terre. Ultime Arme de Guerre, 2. Vol., Paris, Talma
• 2020, Planet Earth. The Latest Weapon of War, Enhanced Edition, Dublin, Talma International
Caldicott, Helen, 2002: The New Nuclear Danger, New York, New Press
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Fipaz, Forschungsinstitut für Patriarchatskritik und alternative Zivilisationen, http://www.fipaz.at
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Keith, David, 2015: Projekt SCOPEX, in: Der Spiegel, Hamburg, Juni
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Werlhof, Claudia von:
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• Väter des Nichts. Zum Wahn einer Neuschöpfung der Welt. 2 Bde., Höhr-Grenzhausen, Zeitgeist, 2023 im Erscheinen
Wörer, Simone, 2017: Homo Transformator und die Krise der Gabe, Dissertation, Universität Innsbruck
Wood, Judy, 2014: Where Did the Towers Go? Evidence of Directed-Free-Energy-Technology on 9/11, Port Townsend, Feral House

Von der Subsistenzperspektive zur Kritischen Patriarchatstheorie – Claudia von Werlhof im Interview

Der Bielefelder Ansatz der „Subsistenzperspektive“, Entstehung seit 1976

Der sog. „Bielefelder Ansatz“ beruht auf einer erweiterten Analyse des Kapitalismus und der Kapitalakkumulation als Weltsystem, indem er zum ersten Mal die Hausarbeit, die bäuerliche Arbeit und die Marginalität als „kapitalistische“ Produktionsverhältnisse definiert und einbezieht, also alle Arbeitsverhältnisse jenseits der Lohnarbeit weltweit. Dabei gerät auch das Patriarchat als organisatorisches Prinzip und Gewaltverhältnis auf neue Weise in den Blick, und es entsteht der Begriff des „kapitalistischen Patriarchats“, der unterstreicht, dass der Kapitalismus seine historischen Wurzeln im Patriarchat hat. Die Extrapolation dieser Produktionsweise, sprich des kapitalistischen Patriarchats, das den sog. Sozialismus inkludiert, zeigt, dass sie gerade an ihre globalen Grenzen stößt. Die Logik der Alternativen würde darin bestehen, eine „Subsistenzperspektive“ zu verfolgen, nämlich eine Politik der lokalen und regionalen Selbstversorgung jenseits von Warenproduktion, Lohnarbeit und Kapital(akkumulation) sowie Patriarchat. Nur auf diese Weise könnten das Ausbeutungs- und Zerstörungswerk der Moderne beendet und eine nicht mehr kapitalistische und patriarchale Weltzivilisation aufgebaut werden, die wieder an den Erfahrungen der egalitären und an der Natur orientierten Traditionen der matriarchalen Zivilisation anknüpft.

Von heute aus gesehen ist der Bielefelder Ansatz unvollständig geblieben. Er ist bei der Frage der Ökonomie eines um das Patriarchat erweiterten Kapitalismus stehengeblieben und hat die Frage der Technik bzw. Produktivkräfte als eigenständige und das Patriarchat samt Kapitalismus umfassend neu definierende Frage (noch) nicht gestellt. Der Bielefelder Ansatz kann daher nicht erklären, warum heute die Subsistenzperspektive nicht überall umgesetzt wird und werden kann, obwohl das Weltsystem inzwischen selbst erklärt, an seine Grenzen gestoßen zu sein. Das geschieht, indem etwa eine Klimakrise vorgeschoben und sogar produziert wird (etwa durch „Geoengineering“), um den Ressourcenverbrauch massiv zu drosseln und womöglich eine Bevölkerungsreduktion und tatsächlich einen zivilisatorischen Umbau in Gang zu setzen (Green New Deal, Great Reset). Gleichzeitig werden aber alle Produktionsmittel in immer weniger Händen konzentriert (z.B. Landgrabbing) und einer beschleunigten Maschinisierung unterworfen (4. Industrielle Revolution, Internet of Things, Digitalisierung) sodass sie einer alternativen Politik immer mehr entzogen werden.

Der Innsbrucker Ansatz der „Kritischen Patriarchatstheorie“, KPT, Entstehung seit 1990

Die KPT ist (m)eine Weiterentwicklung des Bielefelder Ansatzes, den ich mit aufgebaut habe. Dabei ging es um weiterführende Fragen: Was genau bedeutet eigentlich das Patriarchat, einmal unabhängig vom Kapitalismus gesehen, denn es entstand ja lange davor? Was hat es auch mit der Entstehung des Kapitalismus zu tun und dem, was danach kommt? Hat es ein eigenes Programm, was ist seine Dynamik, und wie passen sie zur Moderne? Oder auch umgekehrt: Inwiefern ist das Patriarchat die „Tiefenstruktur“ der Moderne selbst – und nicht etwa etwas, das gerade als „unmodern“ oder „überholt“ abgeschafft wird?

Der Zugang zu diesen Fragen entwickelte sich über die zusätzliche systematische Einbeziehung der Frage nach der Technik, also derjenigen der sog. Produktivkräfte, und zwar seit der Entstehung des Patriarchats mit der des Krieges in der Antike. Die KPT thematisiert den zu beobachtenden Zusammenhang von Technik und Gewalt als zentralen Merkmalen des Patriarchats, also von Krieg und „Entwicklung“, Produktion und Destruktion, bzw. Schöpfung aus Zerstörung und Zerstörung durch „Schöpfung“. Dadurch kommt eine außerordentliche historische Dynamik in den Blick, die lange vor dem Kapitalismus mit dem Patriarchat entstanden ist und bis heute immer massiver weitergewirkt hat, ja in dem Phänomen einer zu beobachtenden Weltzerstörung – Gefahr eines „Omnizids“ – gipfelt. Es handelt sich um die Entstehung und Entwicklung des „Fortschritts“, der eine Zerstörung des „mater arché“-Prinzips – am Anfang die Mutter – und seine Ersetzung durch ein angebliches „pater arché“-Prinzip – am Anfang ein „Vater“ – zum Ziel hat. Es soll also eine „väterliche“ anstelle der mütterlichen und generell natürlichen Hervorbringung der Welt erfunden und durchgesetzt werden, bis ein von allem Matriarchalen befreites „reines“ Patri-archat als die angeblich höhere und bessere Neuschöpfung der Welt entstanden ist. Denn eine väterliche Schöpfung wird seit Beginn des Patriarchats als die „eigentliche“ Natur imaginiert und ihre gewaltsame Erfindung und Durchsetzung dadurch gerechtfertigt. Fast die gesamte technische Entwicklung seit der patriarchalen Antike ist von diesem Grundgedanken geprägt. Ja, es stellte sich heraus: Das Patriarchat lässt sich überhaupt vor allem als technisches Projekt einer solchen umfassenden Transformation der Welt verstehen!

Dieses Projekt kann zunächst in der antiken „Alchemie“ der frühen Patriarchate und ihren Weiterentwicklungen bis in die europäische Neuzeit und Moderne erkannt werden. Dabei kommt es konsequenterweise zur Erfindung der Maschine als angeblich „besserer Natur“ und „höherem Leben“, ihrer Ausdehnung zur Zivilisation als „alchemistischem Kriegs-System“ und einer am Ende die ursprüngliche Natur vernichtenden und verdrängenden „Megamaschine“. Das Patriarchat ist damit nichts Geringeres als der historische Prozess eines versuchten Umsturzes der Naturordnung selbst. Es erstrebt auf diese Weise seine endgültige und komplette Realisierung – die ein Zustand jenseits der mütterlichen Schöpfung, der Schöpfung von Mutter Natur – wäre. Unter dieser Perspektive einer auf die Dauer angestrebten Totaltransformation der Welt bekommen ökonomische Ausbeutung und Aneignung sowie politische Gewalt und Herrschaft erst ihren „Sinn“. Das verändert den gesamten Blickwinkel. Denn bei diesem Projekt dient der Kapitalismus als globaler Beschleuniger, indem er das patriarchale Projekt gewinnbringend inszeniert. Es kommt also auch zu einer neuen Definition des Kapitalismus als einem Bestandteil des Patriarchats als dem Programm der Welttransformation. Das Patriarchat ist demnach – auch umgekehrt – viel mehr als ein bloßer Bestandteil des Kapitalismus, sondern dessen „inhaltliche“ Grundlage. Ja, es entsteht eine gänzliche Neudefinition des Verhältnisses von Kapital und Patriarchat und des Patriarchats jenseits seiner lediglich politischen und ökonomischen Bestimmung als Ausbeutungs- und Herrschaftsform. Denn die Motive, Ziele und Praxen des Patriarchats, seine „konkrete“ Utopie, sind die allem anderen zugrundeliegenden und die Entwicklung bestimmenden. Das Patriarchat gibt also den Ton an, nicht ein davon als mehr oder weniger unabhängig definierter Kapitalismus.

Das Problem damit ist allerdings, dass das Patriarchat im eigentlichen Sinne tatsächlich kollektiv unbewusst geblieben bzw. systematisch gemacht worden ist. Es wird quasi als „natürlich“ angesehen und wie eine Art allgemeine Religion vorausgesetzt. Es wird aber auch aktiv daran gearbeitet, das Bewusstwerden des Patriarchats zu verhindern, indem es angeblich diskutiert wird, jedoch völlig falsch definiert und reduziert auf die Frage gleicher Rechte von Frauen innerhalb des Systems, als Genderismus, politische Korrektheit und Toleranz gegenüber Minderheiten, „Sexualitäten“ oder Transgender-Phänomenen wie angeblich „schwangeren Männern“. So wird die Patriarchatskritik besetzt und in ihr Gegenteil verkehrt, was zu einer geradezu Orwell´schen Sprachverwirrung führt. Auf diese Weise kann die maschinenlogische Perfektionierung des Patriarchats gegen jede noch vorhandene Naturhaftigkeit wie die Mutterschaft oder das Geschlecht von Männern und Frauen unbemerkt durchgesetzt werden. Denn die irdische Naturordnung und die Maschine bis hin zum Antihumanismus sind keine Themen dieser angeblichen Patriarchatskritik, die sich lediglich an Ungleichheiten und „Diskriminierungen“ orientiert, welche im Angesicht der Maschine letztlich ohnehin wegfallen.

Im Vergleich zum Bielefelder Ansatz verfügt die KPT also über eine genauere, ergänzende und schließlich umwälzende historische Grundlegung im neu verstandenen Patriarchat und insbesondere seinen Techniken der Weltneuschöpfung durch sogenannte Väter. Erst so können die Logik der Moderne und des Kapitalismus und seine grundsätzliche Destruktivität erklärt werden, die inzwischen weltweit lebensbedrohliche, ja teilweise irreversible Konsequenzen hat und den Planeten als Ganzen betrifft. Die KPT mit ihrer allem anderen zugrunde zu legenden Technikkritik zeigt auch, warum die Subsistenzperspektive heute als Alternative zum kapitalistischen Patriarchat gar nicht durchsetzbar ist. Denn die neueste technische Entwicklung einer „alchemistischen“, inzwischen 4. Industriellen Revolution, ermöglicht es dem System, die Alternativen zu verabschieden, indem es vorgibt, diese nun sogar selbst zu realisieren (s. „Grüne“ Politik). Tatsächlich aber wird aktuell eine Politik umgesetzt, die sich unter Verwendung völlig „verkehrter“ Begriffe der Konzentration aller Produktionsmittel und Werte in weltweit ganz wenigen Händen verpflichtet, um sie in das alchemistische Transformationsprojekt zu integrieren (Ende des generellen Privateigentums, freien Unternehmertums und der Menschenrechte), die Gesellschaft auf eine extrem reduzierte quantitative Basis – durch eine laufende Bevölkerungsreduktion – zurückzufahren und mit neuen Technologien weiterzuführen. Diese sollen der menschlichen Arbeitskraft, ja der menschlichen Intelligenz und Kreativität kaum mehr bedürfen, sondern durch die generelle Maschinisierung sowie den als besser und höher propagierten maschinisierten Menschen, die trans- und posthumane Menschmaschine, ersetzen. So geht die tatsächliche Realisierung des Patriarchats als Zivilisation einer Schöpfung der Väter in ihre Endrunde, wobei die mutterlose Reproduktion einen „Menschen“ hervorbringen soll, der keiner mehr ist und sein soll. Patriarchat bedeutet das Ende der Conditio Humana, also eine „Menschendämmerung“. Erst dieser letzte Teil der Verwirklichung des Patriarchats als historischem Prozess, der bisher aufgrund des generellen Anthropozentrismus sowie der allgemeinen Technik- und Fortschrittsgläubigkeit nicht bedacht wurde, zeigt, was Patriarchat jenseits einer bloßen Herrschaftsordnung, Ökonomie und „Psychologie“ wirklich ist. Es macht ernst mit der destruktiven Transformation alles Bestehenden in „Väter“-Geschaffenes, eben auch der des Menschen selbst. Ohne ein Verstehen der alchemistischen Verfahren, welche die entsprechenden technischen – und auch alle anderen – zivilisatorischen Methoden und Verhältnisse inzwischen bestimmen, ist demnach nicht erkennbar, wie ein derartiges Durchstarten des Systems heute möglich ist. Ja, der Glaube an dieses System ist ungebrochen, sein patriarchaler Charakter kollektiv unbewusst, und der Gang der Väter ins Nichts anstatt in das von ihnen beschworene neue Paradies undurchschaut. Es herrscht buchstäblich der von Adorno sogenannte „Verblendungszusammenhang“. Der Fortschritt kann bisher nicht als das logische Ende des Menschen selbst erkannt werden.

Indem diese letzteren Entwicklungen erst seit dem 21. Jahrhundert deutlich in Erscheinung zu treten begonnen haben, ist nun erkennbar, warum der Bielefelder Ansatz immer weniger realisierbar ist. Das haben seine VertreterInnen aber noch nicht wahrgenommen, insofern die Weiterentwicklung der Analyse des Weltgeschehens durch die KPT an ihnen vorbeigegangen ist. So sind der viel umfassendere und konkretere neue Patriarchatsbegriff der KPT und die durch sie formulierte Technikkritik nach wie vor ein Tabu gerade in Kreisen, die sich der Gesellschaftsanalyse widmen. Die KPT erfordert ein Neu- und Umdenken, zu dem die wenigsten bisher fähig oder bereit zu sein scheinen. Die Frage, wie die heutige buchstäblich lebensbedrohliche Entwicklung und ihre Ursachen überhaupt wahrgenommen, geschweige denn gestoppt werden können, ist jedenfalls mit der Subsistenzperspektive allein nicht beantwortbar. Erst eine Infragestellung des weit über eine bloße Ausbeutung und Unterdrückung hinausgehenden patriarchalen Transformationsprojekts und seiner Utopie der Realisierung einer vätergeschaffenen Maschinen-Welt gegen Mutter Natur kann zu einer Antwort führen. Sie ist nach Jahrtausenden der Gewöhnung an das alles verkehrende patriarchale Denken, Handeln, Fühlen und Wollen aber nicht in Sicht. So ist längerfristig von einem Scheitern des „alchemistischen Kriegssystems“ Patriarchat auszugehen, weil es sich als Gegen-Natur aufbaut. Eine solche Verkehrung der Naturordnung kann es auf die Dauer nicht geben. Aber die Zerstörung des Lebens, die dadurch zunächst in immer größerem Umfang stattfindet, und bis hin zu einem Omnizid gehen kann, kann ja nicht hingenommen werden. Als Menschen haben wir nun die Verantwortung für die Bewahrung des Lebens auf der Erde. Wenn wir das erreicht haben, kann auch eine Subsistenzperspektive wieder greifen.

Die fünf wichtigsten zivilisatorischen Verhältnisse

Durch die moderne Matriarchatsforschung war es möglich, die beiden wichtigsten Zivilisationen der Geschichte, Matriarchat und Patriarchat, zu identifizieren und dadurch die Diffamierung des Matriarchats und die Einschränkung des Zivilisationsbegriffs auf Patriarchate zu überwinden. So ist es möglich, uns der Bedeutung der matriarchalen Zivilisation bewusst zu werden und sie angesichts der konträren Entwicklung der patriarchalen Zivilisation als Alternative im Auge zu behalten. Denn: nicht immer war Patriarchat, und es muss auch nicht dabei bleiben!

Die Unterscheidung der beiden Zivilisationen in ihren verschiedenen Ausprägungen nehmen wir anhand von fünf grundlegenden zivilisatorischen Verhältnissen vor, die mindestens und dauerhaft geregelt werden müssen, um den Fortbestand einer Zivilisation generell zu gewährleisten. Es sind

• Das Naturverhältnis, bestehend aus Ökonomie und Technik, mit denen die Zivilisation mindestens ihr materielles Überleben sichert. Denn alles das, was sie dafür braucht, entstammt der umgebenden Natur. Sie muss also den Ge- und Verbrauch der Natur quantitativ, qualitativ und technisch so organisieren, dass er dauerhaft das Überleben garantiert. Dadurch ist das Naturverhältnis das unmittelbar wichtigste von allen.

• Das Geschlechterverhältnis zwischen Männern und Frauen ist zu regeln, weil es um die Reproduktion der Gattung und damit um das Weiterbestehen der Zivilisation überhaupt geht. Werden keine neuen Menschen geboren, geht die Zivilisation zugrunde. Es müssen also die Bedingungen dafür geschaffen werden, dass es dazu kommen kann und verlässlich kommt, und es müssen die Bedingungen für die Aufzucht der nächsten Generation geregelt werden.

• Das Generationenverhältnis zwischen der jungen, mittleren und älteren Generation ist zu regeln, damit ein fließender Übergang in der Zeit und eine Weitergabe von Erfahrungen, Wissen und Traditionen stattfinden kann, die nötig sind, um das zivilisatorische Leben aufrecht zu erhalten, ohne es immer wieder neu erfinden zu müssen.

• Das politische Verhältnis ist notwendig, um die Form zu bestimmen, in der das Zusammenleben innerhalb der Zivilisation generell ausgehandelt, weitergegeben und gegebenenfalls durchgesetzt wird, und wie mit Einflüssen von außen oder nach außen umgegangen wird.

• Das Transzendenzverhältnis, schließlich, führt zurück ins Naturverhältnis. Es ist das zivilisatorische Verhältnis zur Tatsache des Eingebundenseins der menschlichen Existenz in eine umfassendere Welt, den Kosmos, in das Rätsel der Übergänge zwischen Leben und Tod sowie der Herkunft und Aufgabe des Menschen auf der Erde. Religion und Spiritualität sind Ausdrucksformen des Transzendenzverhältnisses.

Es ist von hier aus klar, dass es sehr verschiedene Formen geben kann, wie diese fünf zivilisatorischen Grundverhältnisse geregelt werden. Es kommt darauf an, ob man sich dabei an der Natur orientiert oder gerade nicht, ob man zu Zwangsmitteln greift oder vom Konsens ausgeht, und ob und wie man sich den umgebenden Bedingungen anpasst oder nicht, bzw. diese auch noch umzukehren bestrebt ist. Davon hängt der Charakter der Zivilisation ab und die Dauer, die sie Bestand haben kann.

Aufgrund der Matriarchatsforschung wissen wir, dass die matriarchale Zivilisation von Naturnähe, interner Kooperation und Egalität in der Entscheidungsfindung geprägt war/ist. Die patriarchale Zivilisation ist dagegen von Naturferne, gegen sie gerichteten Utopien, Gewalt und Hierarchien gekennzeichnet. Ja, sie strebt eigentlich einen Zustand jenseits der Natur an, in dem alle Verhältnisse durch maschinelle Bedingungen ersetzt worden sind, sodass eine Zivilisation im menschlichen oder natürlichen Sinne gar nicht mehr besteht. Das Patriarchat als Weltsystem läuft auf ein Ende aller Zivilisation hinaus.

Claudia von Werlhof, Mai 2022

Buch im Druck:
Väter des Nichts. Zum Wahn einer Neuschöpfung der Welt, 2 Bde. Zeitgeist 2022

Vortrag: Dr. Simone Wörer: Endstation Megamaschine? Patriarchatskritik und die Gabe als „Alterna-Tiefe“

Dr. Simone Wörer hielt bei der Tagung des Matriforums „Höher, Schneller, Weiter? Warum Wachstum um jeden Preis eine Alternative
braucht
“, am 11. September 2021 in Berlin einen Vortrag mit dem Thema: Endstation Megamaschine? Patriarchatskritik und die Gabe als
„Alterna-Tiefe
“.

In der Veranstaltung wurden die Mechanismen des geltenden Systems durchleuchtet, alternative Ökonomien vorgestellt und neue Perspektiven eröffnet: Wie funktioniert eigentlich unser Wirtschaftssystem? Welche echten Alternativen gibt es? Wie können wir nachhaltig wirtschaften?

Referentinnen waren: Samirah Kenawi, Simone Wörer, Andrea Baier und Heide Göttner-Abendroth

Hier finden Sie eine Zusammenfassung des Vortrags von MMag.a Dr.in Simone Wörer: >>Click<<

Neuer Aufsatz von Prof. Claudia von Werlhof: Die “Kritische Patriarchats-Theorie” als neues Paradigma.

Prof. Dr. Claudia von Werlhofs neuer Artikel mit dem Titel
“Überblick über die Patriarchatskritik: Die „Kritische Patriarchats-Theorie“ als neues Paradigma”
wurde kürzlich im “Jahrbuch für psychohistorische Forschung Band 20 veröffentlicht.

Aus dem Inhalt:

Das „Kapitalistische Patriarchat“ als „Alchemistisches Kriegssystem“ einer „Schöpfung aus Zerstörung“ und die Folgen

Vorbemerkung:
Obwohl ich gerade keine Psychologin bin, wurde ich von Herrn Dr. Janus
eingeladen, einen Überblick über die Patriarchatskritik zu geben. Denn
das Thema Matriarchat und Patriarchat soll Eingang in die Arbeit der
GPPP finden. Die Patriarchatskritik beschäftigt mich nun seit
Jahrzehnten.
1 Es freut mich daher, einen Einblick in diese Arbeit zu
geben. Frau Sahlender-Wulf hat ja bereits zur Matriarchatsforschung
referiert und mich auf das Milieu der GPPP vorbereitet.
Exposee:
Die bisherige Patriarchatskritik war v.a. auf eine Analyse der
politischen Macht und Herrschaft von Männern über Frauen
reduziert. Dazu gehört auch die Wahrnehmung des Patriarchats als
einer lediglich „kulturellen Orientierung“. Dann kam die Analyse
der ökonomischen Ausbeutung von Frauen in der Moderne dazu,
und es entstand der Begriff des „kapitalistischen Patriarchats“.
Zuletzt kam es zur „Kritischen Patriarchatstheorie“. Diese bezieht
auch die v.a. fehlende Frage nach dem Naturverhältnis und der
Technik ein und entwickelte einen neuen Zivilisationsbegriff.

In der Zivilisation des Patriarchats geht es um den Versuch, die
„Mutter am Anfang des Lebens“ – mater arché – durch einen
„Vater“ – pater arché – zu ersetzen. Das Patriarchat ist demnach
eine frauen-, mutter- und naturfeindliche Zivilisation, die einer
Utopie von den angeblichen Segnungen der Zerstörung und
künstlichen Neu-„Schöpfung“ der Natur und des Lebens folgt,
welche „besser“ und „höher“ sein soll, und der Mütter i. w. S. gar
nicht mehr bedarf.
Während die Psychologie von einem evolutionären
Gesellschaftsbild ausgeht, das von der Magie, dem Mythos und der
Ratio bis heute „aufsteigt“, und mit ihm die Psyche, geht die
Kritische Patriarchatstheorie umgekehrt von einer De-Evolution
aus, die mit dem Patriarchat beginnt und zu einer alles
verkehrenden, buchstäblich perversen, das Lebendige im Prinzip
„hassenden“ Zivilisation führt, sodass inzwischen das Leben auf
Erden bedroht ist.
Was bedeutet diese patriachatskritische Sicht für die Psychologie?


Veröffentlichung: http://www.mattes.de/

  • Titel: Die weiblich-mütterliche Dimension und die kindheitliche Dimension im individuellen Leben und im Laufe der Menschheitsgeschichte
  • Herausgeber: Ludwig Janus, Götz Egloff, Heinrich Reiß, Winfried Kurth
  • Mattes Verlag, 01/2020
  • Einband: Kartoniert / Broschiert
  • Sprache: Deutsch
  • ISBN-13: 9783868091540
  • Umfang: 434 Seiten
  • Gewicht: 557 g
  • Maße: 211 x 148 mm
  • Stärke: 25 mm